Ho il
piacere di ospitare e di condividere con voi le righe di un petrarchino di
lungo corso, che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare durante le mie
frequentazioni alla Guizza.
Ringrazio
l’amico Angelo Volpe che ce lo presenta.
Giorgio Pasqualetti,
dagli amici chiamato affettuosamente il Vate(r), è un Petrarco tra i più
anziani, classe… Non importa, gli anni sono tanti e non ha rilevanza vera
quanti siano con precisione, ma ciò che conta davvero è che lo spirito sia
quello di sempre. Quello di chi in gioventù ha praticato il rugby come fosse
una religione, con dedizione, passione e tanto amore. Ancora oggi si vede
Giorgio sugli spalti del Memo Geremia alla Guizza in occasione delle partite
del Petrarca, col suo passo ormai un po’ incerto, ma sempre acceso da quella
passione per il rugby e per il Petrarca che lo animava tanti, tanti anni fa…
Giorgio
ci regala qualche pillola di memoria dall’alto dei suoi anni.
Angelo Volpe
Il Vate(r) Giorgio Pasqualetti (a sx) con l'indimenticato Vasco Nicolao, segretario a vita de I Petrarchi (ph. Enrico DANIELE) |
GOCCE
DI RICORDI
Ottobre
2014
Un
martedì qualunque di una qualunque giornata semi-assolata prima che arrivino i
grigiori autunnali anticipando la stagione del freddo.
Mi
trovo a passeggiare in Prato della Valle, il grande prato senza erba ricco di
statue che con il caffè senza porte, il Santo senza nome e, aggiungerei, l'
Università fra le più quotate d'Italia, costituiscono una delle caratteristiche
storiche della nostra bella città di Padova.
Padova
é un vero polo culturale che attira, per la sua componente
storico-monumentale-culturale e la sua conformazione, una massa di visitatori
sia italiani che stranieri.
Mentre
mi soffermo su queste preliminari note di cronaca nel frattempo sono comunque
sempre esattamente ancora in Prato della Valle, di fronte al grande e austero
cancello grigio che porta i numeri civici 56–57 e che introduce all'ex “Tre
Pini”, ora terreno in fase di mutamento ma da sempre appartenuto al Collegio
Universitario Antonianum padovano. Oltrepasso in silenzio la soglia e mi trovo
in un luogo per me oggi quasi irriconoscibile, visti i lavori che internamente
si stanno facendo. Dei tre pini di allora, cioè degli alberi enormi e
affusolati che hanno dato il nome al luogo dove tutto parlava di rugby, di
palla ovale, di campionati disputati con grande animosità, del Petrarca ai
vertici della classifica del Campionato e di tanto altro, ne sono rimasti
solamente due. Testimoni di un'epoca, di un passato che ormai esiste solo nei
ricordi di qualcuno di buona memoria.
Uno
dei tre pini è “scomparso” lasciando soli i suoi due “fratelli” a fare ombra.
La
Compagnia di Gesù dell’Antonianum (cioè i Padri Gesuiti) ha sempre avuto grande
cura e rispetto di quelle bellissime piante, che quasi vegliavano dall’alto il
campo da gioco (chiamato, appunto, Tre Pini) del Petrarca Rugby dei tempi
eroici. Proprio lì, sotto l’ombra rassicurante di quei pini ha preso vita
quello sport, il rugby, che tanto ha dato a Padova e forse non altrettanto ha
ricevuto dalla città.
Ricordo
ancora i nomi di alcuni di quei padri gesuiti di allora che animavano il
collegio Antonianum, l'enorme edificio a due passi dal Santo, frequentato nei
decenni da generazioni di studenti universitari. Mi tornano alla memoria alcuni
di quei padri gesuiti: Messori, Galante, Babolin, Bressan, Casella, Pretto…
Oltre agli universitari seguivano anche noi che praticavamo il nobile sport del
rugby dispensando consigli spirituali e formativi. Una presenza discreta, ma
autorevole e rassicurante…, come i tre pini del campo da gioco…
Accanto
ai padri Gesuiti, un personaggio umile e tutt'altro che cattedratico, come
invece parecchi di loro. Lavoratore indefesso di grande utilità per noi
rugbysti era invece il caro e compianto Fratel Fiocchi che, con la sua fida
collaboratrice signora Regina, si occupava delle nostre maglie da gioco, dei
pantaloncini e dei calzettoni, tutto di colore nero-nero o bianco-nero come lo
era e lo è ancora la divisa ufficiale degli atleti petrarchini. A Fratel
Fiocchi al quale, per ringraziamento di tanta silenziosa dedizione a tutti noi,
ho personalmente dedicato tempo addietro un brevissimo componimento poetico, si
adoperava anche e soprattutto per risistemare le nostre scarpe da gioco
sostituendo, se del caso, i bollini (tacchettini) mancanti o logorati dal
terreno di gioco.
Attraversato
il grande cancello del Tre Pini, mi sono guardato attorno quasi smarrito
cercando con lo sguardo di ritrovare più avanti il locale delle docce, la
recinzione del campo, le tribune e, di fronte a queste, la corta scalinata a
gradoni che consentiva una visione più ravvicinata delle partite che così si
potevano godere a soli pochi metri dal campo di gioco. Una visione, si può ben
dire, più partecipativa, quasi olfattiva… Sudore e sinfcamina...
Credetemi!
I ricordi sono ricordi ma quel rivivere a distanza di tempo cose godute in
gioventù, mi ha appiccicato in gola un nodo che chiamerei il “nodo del
passato”. Per limiti fisico-atletici (forse!) militavo allora nella squadra
delle riserve, ma ero ugualmente orgoglioso e fiero di indossare la maglia
petrarchina, sia pur rimanendo spesso in panchina. In campo ci andavano quelli
più forti e preparati, ma non importava poi tanto. Eravamo tutti una squadra.
Forse, se mi ci mettessi di impegno, sarei in grado anche oggi di elencare
dettagliatamente la formazione originale della squadra titolare di allora,
panchinari compresi, ma mi limiterò ad alcuni giocatori per non pesare sulla
pazienza dei lettori: Lando Cosi, Gastone e Vasco Nicolao, Fausto Varotto, Toni
Zmarich (il canterino). E poi ancora Piccotti, Palminteri, Santini, il grande
Luigi Luise (per tutti Ciano) con relativi fratelli e via via ricordando… Spero
non me ne vorranno quelli che qui non ho citato ma anche loro sono qui nel mio
cuore come tutti gli altri.
Ed
ora proprio a Ciano Luise vorrei dedicare un brevissimo cenno perchè da poco
questo grande uomo e grande campione nello sport e nella vita, ci ha lasciati
per proseguire il suo “viaggio di solo andata”. Entrando al Tre Pini mi è
giunto alla mente il ricordo di Ciano quando collezionavamo di corsa centinaia
di giri di campo in allenamento discutendo della prossima partita e di nuove
tattiche di gioco. Ciano è stato uno dei più quotati rugbysti padovani che ha
valorosamente militato nella nazionale azzurra dell’epoca dando il suo
validissimo contributo per far sventolare alta la bandiera italiana. Ma Ciano
non c'è più e per un vecchio petrachino come me è una mancanza grande e
dolorosa. Mi fermo qui.
La
scuola dei Gesuiti, il gioco del rugby e le sue regole, la disciplina e i
valori di questo sport ha contribuito in tutti noi giocatori a temprare il
nostro spirito e a plasmare quel gruppo di ragazzi per trasformarli in uomini
maturi e consapevoli (oggi, ahimè, molto anziani). Speriamo di essere stati
degni di tali maestri e quindi in grado di essere da riferimento per le
successive generazioni di rugbysti petrarchini.
Caro,
vecchio Tre Pini che ormai quasi non esisti più. Ho rivissuto in quegli attimi,
proprio lì dentro e guardando l'ex campo da gioco, i ricordi sportivi della mia
vita e non solo sportivi.
Rimango
ancora in un silenzio quasi contemplativo e poi lentamente mi avvio al grande
cancello grigio per riprendere la mia passeggiata in Prato della Valle.
Il
nodo in gola piano piano si scioglie, liberando nuovamente le corde vocali che
fremevano per intonare un grido di incitamento: ”Forza! Forza Petrarca!”
Spero
di avervi presentato il ricordo dei tempi di allora attraverso le emozioni di
oggi a distanza di tanti anni. Chi scrive questo articolo ha calciato,
placcato, schiacciato il pallone in area di meta, ha calcato il campo da gioco
ed ha contribuito (poco o tanto) a far più grande il Petrarca. Queste
riflessioni, ve l' assicuro, sono per me fonte di grande emozione. Che mi
piacerebbe essere riuscito a condividere con voi.
Giorgio Pasqualetti
alias
il Vate(r)
Paolo Pd1. Io di quei giorni ho un grandissimo ricordo e pur non avendo mai giocato a rugby ( ero con " i baskettari" ho imparato nella mia vita professionale cosa vuol dire " squadra" . Questo stralcio di vita Petrarchina dovrebbe essere in fotocopia divulgato anche ai nuovi giocatori del 2014 per sentirsi più protagonisti e legati ai colori bianco-neri.
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