Continua
la “personalissima” gestione della FIR.
Una
sede milionaria e un “bando” fasullo.
“Io
guardo agli affari”.
Non smette di far parlare
di sè il nr. 1 della FIR, Alfredo Gavazzi.
Stavolta, a tener banco
sulle colonne dei quotidiani nazionali, la decisione di spostare la sede
degli uffici federali, ora sistemati nello stadio Olimpico della Capitale e
a totale carico del Coni. Dovrebbero traslocare in una palazzina di 4 piani in
zona Ponte Milvio.
Costo dell’operazione stimato nella “modica
cifra” di 25 milioni di euro, coperti da un mutuo che si estinguerà nel
2040.
E’ Massimo Calandri,
giornalista de La Repubblica, a rendere noti i dettagli di un’operazione
che lascia più di qualche dubbio e perplessità.
Non si capisce, ad
esempio, come la FIR, che ha un bilancio di 45 milioni (attualmente
in rosso), possa prendersi il lusso di spenderne 25 per la sede. Per di più in
un contesto di piena recessione economica.
“Tutto
a posto”, rassicura Gavazzi a chi gli chiede, ad esempio, se ci sia il
benestare del Coni e del Credito Sportivo. Pare persino che l’operazione abbia la
“benedizione” del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Poi, a giudicare da come
si è svolta tutta la faccenda, c’è più di qualche elemento che fa pensar male.
A partire, ad esempio,
dall’annuncio apparso su due quotidiani nazionali il 29 novembre scorso, con il
quale la FIR dichiara di cercare un immobile (termine di scadenza per le
offerte 15 dicembre). Un annuncio confezionato ad arte, sulle precise
caratteristiche dell’immobile in questione. Per ammissione dello stesso
Gavazzi, la FIR aveva già individuato e peritato il palazzo nel 2013, e la
pubblicazione dell’annuncio sembra essergli stata consigliata prudenzialmente
dai legali della FIR…
Così, tanto per non
dare sospetti che l’affare fosse già combinato in precedenza.
Nelle intenzioni di
Gavazzi, c’era anche l’idea di affittare due piani del palazzo allo
sponsor tecnico della Federazione (n.d.r. Adidas) con la “discutibile” trovata
pubblicitaria di colorare le facciate a strisce bianche e azzurre.
Tuttavia, pare che lo sponsor, all’ultimo, si sia tirato indietro. Ma, il
nostro, non si è perso d’animo: ora pare che voglia affittare i due piani al
Coni (che li destinerebbe al basket), in cambio di 600.000 euro l’anno,
oltre ad un contributo di altri 230.000. In buona sostanza, spiega Gavazzi,
Malagò pagherebbe quasi tutta la rata del mutuo.
C’è da che fregarsi le
mani!
Nei nuovi uffici “Potremo
dedicarci a tutti quei business che oggi sono sacrificati: merchandising,
cartellonistica, i pacchetti hospitality. Un’agenzia di viaggi, che ci farebbe
risparmiare tanti soldi”, dichiara orgoglioso Gavazzi.
E poi rilancia, con la
candidatura dell’Italia per i Mondiali del 2023 (n.d.r c’è anche l’Irlanda che
l’ha fatto, figuriamoci se li danno a noi!) e con le Olimpiadi di Rio (n.d.r.
dove esordirà il Seven).
Gavazzi sembra più interessato al business che al
rugby,
come se i risultati in campo (piuttosto deludenti) fossero priorità di qualcun
altro. “So come funziona un’azienda”, risponde ai suoi
detrattori.
Ecco, appunto, arrivare
puntuale il primo di questi (n.d.r che finora sembra anche il solo, unico,
vero antagonista di Gavazzi, o per lo meno quello che si espone
pubblicamente), Marzio Innocenti: “Tra due anni ci saranno nuove
elezioni e, comunque vada il rugby italiano, si troverebbe a pagare un mutuo
assurdo per un quarto di secolo”.
A questo proposito, e
alle voci che vorrebbero il Veneto alleato a Roma alle prossime elezioni
per detronizzare Gavazzi, circola un nome (che lo stesso Presidente FIR
ha portato alla ribalta qualche giorno fa per via della provvigione percepita
per la sponsorizzazione di Cariparma): Diego Dominguez.
A sx, Diego Dominguez: si parla di lui come candidato alla prossima presidenza FIR. A dx: Alfredo Gavazzi, in un'espressione che non lascia dubbi a interpretazioni sul fatto. |
“Non
mi interessa – dichiara sprezzante Gavazzi – Io guardo ai fatti. Agli affari”.
E al rugby?...
Ci pensi qualcun altro!
Enrico DANIELE
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