C’è
chi se ne va sbattendo la porta.
E chi
divorzia per risposarsi, senza mai farlo veramente.
Fu
la rivoluzione culturale post-sessantottina a legalizzare il divorzio in diversi paesi.
Un
argomento “tabu” nella cattolicissima
Italia, che per anni aveva diviso l’opinione pubblica tra i favorevoli e i
contrari. La legge venne poi introdotta sul finire del 1970, per buona pace del partito di maggioranza relativa, che in
seguito tentò invano di farla abrogare con un referendum.
Oggi
il divorzio è pratica assai comune
e, a farci caso, sono perlopiù i protagonisti che, spesso, arrivano anche a
farsi la guerra.
Viceversa,
nello sport, i divorzi ci sono sempre
stati, legge o non legge.
Nel
calcio è di questi giorni il divorzio di Antonio
Cassano, che sbatte la porta in faccia al Parma (e al calcio?) per
motivazioni economiche.
E,
prima di lui, un altro Antonio, Conte,
lasciava la Juventus con lo scudetto per la panchina della Nazionale.
Anche
nel rugby nostrano, non sono rare
separazioni inattese e non sempre consensuali.
E’
il caso, ad esempio, di Mauro Di Maggio,
capitano della promozione in Eccellenza del suo San Donà, dopo anni di purgatorio
nelle serie minori. Praticamente messo
fuori rosa da inizio stagione, a gennaio 2015 il talentuoso terza linea di
Vigevano, ha lasciato il club veneziano, non senza qualche polemica.
Mauro Di Maggio: prima capitano, poi il divorzio da San Donà (ph da La Nuova Venezia) |
Prima
di lui, era successo a Nicola Pavin,
mediano d’apertura del Mirano in
Serie B che, per “incomprensioni” con il club veneziano, a novembre 2014 si era
accasato al Tarvisium, sua “patria”
d’origine.
Dopo
solo qualche gara, il francese Jean Luc
Sans a novembre si dimetteva da
allenatore de I Cavalieri Prato in Eccellenza. Non sono mai state rese note
le motivazioni ufficiali, ma la successiva partenza di altri giocatori dalla
società toscana (a dicembre se ne andranno altri due transalpini, Pages e Vilaret) hanno lasciato poco spazio ad interpretazioni diverse da
ragioni (strettamente) economiche. Più o meno le stesse per cui, nella stagione
precedente, altri giocatori avevano lasciato il club del Presidente Tonfoni.
Prima
ancora, ne I Cavalieri, più clamoroso fu il divorzio degli allenatori De Rossi e Frati, passati a Rovigo con,
a séguito, molti degli stessi giocatori.
A
stagione iniziata, quest’anno è ancora Andrea
De Rossi protagonista del divorzio, stavolta dal suo compagno Filippo Frati
(e dal Rovigo): si accaserà,
infatti, alle Zebre. Le sirene della
Pro 12 (e probabilmente, anche quelle di un maggior guadagno assicurato dalla
Federazione) sembrano aver “ammaliato” il
tecnico di origini genovesi.
Doppio divorzio per Andrea De Rossi: da Frati e da Rovigo. Troppo forte il richiamo delle Zebre. (ph dal sito Zebre Rugby) |
Ancora
in Eccellenza, nell’estate 2014, il divorzio toccava a Carlo Fazzari, non senza
polemiche “twittate”, così come esigono
i tempi moderni.
Allora,
i rancori del pilone bresciano erano
nei confronti di un rugby, che non gli avrebbe garantito “sufficienti guadagni per mantenersi da vivere”.
Lasciava
così il Petrarca (con cui era stato Campione d’Italia), dopo il rientro dalle
Zebre, per acquisire minutaggio a seguito di lunga riabilitazione.
La
decisione sorprese e fece discutere
un po’ tutti nell’ambiente ma, ancor più clamore, suscitò la sua decisione di tornare sui campi da rugby.
Domenica scorsa era
(inspiegabilmente!) a Rubano con il Patarò
Lumezzane, a giocarsi la Poule Salvezza in Serie A. Mah!
Sempre
in Serie A, la notizia arriva da Reggio Emilia:
brusco divorzio tra il club della
Canalina e Filippo Scalvi. Domenica
scorsa, il seconda linea-flanker bresciano, era già in campo con il Colorno, una delle più agguerrite avversarie di
Reggio nella Poule Scudetto. Asettico il comunicato della società rossonera,
presieduta da Giorgio Bergonzi, per
l’occasione dichiaratosi alquanto
“seccato”.
Carlo Fazzari in lacrime, ai tempi dello scudetto col Petrarca. (ph Elena Barbini) |
Ancora
in Serie A, ai primi di gennaio 2015, alla ripresa degli allenamenti, Danilo Maccan comunica la volontà di lasciare l’Amatori Rugby Badia, di cui era stato capitano sino a
qualche domenica prima. Piuttosto “formale” il comunicato stampa della società polesana,
con tanto di ringraziamenti e auguri al giocatore. Più dirette, invece, le
dichiarazioni del suo allenatore, Roberto Pedrazzi, che si dice “deluso dal comportamento di Maccan”.
Ma
altrettanto diretta è la replica del
“jolly” riminese che, senza mezza termini, adduce motivi di carattere economico. Per la cronaca: senza di lui l’Amatori sprofonda sempre
più nel pantano della Poule Retrocessione; con
lui in campo, il Pesaro Rugby (sua nuova squadra) domenica scorsa è riuscito
nell’impresa (mai realizzata in precedenza) di battere il Romagna FC a Cesena nella Fase Promozione della Serie B.
D’estate
aveva fatto molto parlare il divorzio
(dopo dodici anni, quattro dei quali nel campionato celtico) tra Vittorio Munari e la
Benetton Treviso.
L’improvvisa
rottura del fortunato pluriennale sodalizio, con tante soddisfazioni per
entrambi, venne imputata principalmente al mantenimento
degli “equilibri” tra il club
trevigiano e la Federazione, cui il fare diretto e deciso (ma competente) del “grande
piccolo” del rugby italiano,
Danilo Maccan, felice ai tempi di Badia (ph Paolo Aguzzoni) |
non è mai stato gradito al patron, Alfredo Gavazzi.
Altrettanto
clamore, poi, suscitò il nuovo
matrimonio di Munari col Petrarca, prima smentito categoricamente, poi
dichiarato alla stampa con un comunicato dello stesso Presidente Enrico Toffano.
Ebbene,
salvo qualche breve apparizione, senza mai peraltro intervenire in veste
ufficiale, di Vittorio Munari al
Petrarca si son perse le tracce, da tempo.
Così non sembra si sia trattato proprio di
divorzio ma di un “matrimonio che non s’ha da fare”. Né
domani, né mai…chissà?!
Vorremmo
tutti poterlo chiedere all’ “illustrissimo
signor don Rodrigo” o tutt’al più all’
“Innominato”…
Vittorio Munari e Antonio Raimondi: continua il fortunato sodalizio televisivo tra i due (ph dalla pagina Facebook di Antonio Raimondi) |
Enrico DANIELE
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