Vale
il colore della pelle o i meriti?
Una
decisione che lascia più di qualche dubbio.
La federazione sudafricana di rugby lancia un piano di "trasformazione razziale" già dai prossimi Mondiali in Inghilterra. Una decisione che lascia qualche dubbio. (ph Stringer-Action Image) |
Una
piccola notizia di poche righe che rischia di passare inosservata. Ecco come la
riporta la Gazzetta dello Sport:
SUDAFRICA:
7 «NON BIANCHI» SU 23
Il
Sudafrica schiererà 7 giocatori «non bianchi» sui 23 che andranno a foglio
gara al Mondiale in Inghilterra. Lo ha annunciato la federazione, lanciando un piano di «trasformazione razziale». Per il 2019 l'obbiettivo è che il 50% degli atleti di tutte le selezioni nazionali siano «non bianchi».
gara al Mondiale in Inghilterra. Lo ha annunciato la federazione, lanciando un piano di «trasformazione razziale». Per il 2019 l'obbiettivo è che il 50% degli atleti di tutte le selezioni nazionali siano «non bianchi».
La
federazione ha anche specificato che, dei 7 «non bianchi», almeno 2 dovranno
essere «neri», gli altri potranno essere «meticci».
E'
una notizia per cui rallegrarsi?
Un’
ulteriore tappa vincente del percorso che ha come obiettivo l'uguaglianza tra
bianchi e neri nel Sudafrica post-apartheid?
Ho
molti dubbi che sia effettivamente così. Di certo lo è sul piano formale e di
facciata, credo molto meno su quello sostanziale e reale.
I
7 giocatori (minimo) "diversamente bianchi" dovranno essere convocati
per forza, per regolamento, per decisione politica. Non per merito. Non perché
siano più bravi di altri giocatori più “slavati” di carnagione. Ma solo perché
appartenenti a una razza non bianca.
Ma
in nazionale non dovrebbero andarci i più forti e i più meritevoli, a prescindere
da altre considerazioni?
Ragionando
per assurdo i sette "diversamente bianchi" potrebbero essere dei
brocchi assoluti e la loro presenza “imposta dall'alto” lascerebbe fuori
squadra altri giocatori più meritevoli di loro sotto il profilo strettamente
sportivo.
E'
conforme allo spirito sportivo questo diktat?
Un
privilegio che nasce indubbiamente da nobili intenti, ma che si realizza con un’
evidente forzatura logica.
Invertendo
le situazioni sarebbe un po' come se, per pareggiare i conti, in una gara di
centro metri piani un atleta bianco partisse dieci metri più avanti di Usain
Bolt che è nero di pelle e più dotato da madre natura.
Chi
non griderebbe allo scandalo?
Ma
non solo. Questa riserva a favore dei neri sudafricani assomiglia un po' alla
questione delle "quote rosa" nella politica italiana.
Ci
sono poche donne in politica? Le donne contano poco e raramente raggiungono
posti di altissimo livello? Allora le promuoviamo per legge. Qualcuno si è
inventato le quote rosa, dove le donne sono presenti per diritto di sesso e non
per meriti. Che siano spesso discriminate a vantaggio dei maschi è
indiscutibile, anzi vergognoso; ma siamo sicuri che sia il meccanismo delle
quote rosa a garantire loro una crescita reale ed un pari trattamento rispetto
ai maschi? E laddove sia presente una donna per diritto di sesso non potrà
restar fuori un uomo più meritevole per competenza?
Ma
tornando a noi e tralasciando la politica, almeno nello sport non sarebbe più
giusto ed equo che ad andare avanti fossero coloro che se lo meritano per
capacità e competenze, piuttosto che per il sesso o il colore della pelle?
Pura
utopia, vero...?
Angelo Volpe
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