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giovedì 19 gennaio 2017

IL RUGBY VISTO DA PASQUALE PRESUTTI

Alla soglia dei 67 anni è ancora sul campo ad allenare
“Meno critiche e più dialogo, così il movimento cresce”
Pasquale Presutti. Una carriera lunga 47 anni, oggi Director Of Rugby
alla franchigia toscana de I Medicei
(ph dal sito de I Medicei)
Pasquale Presutti è uno dei veterani del rugby nostrano, tutt’ora in attività.
Un passato da pilone con Fiamme Oro (1969-1972) e Petrarca (1972-1982), coronato da 4 scudetti (1972-73, 1973-74, 1976-77, 1979-80) e una Coppa Italia (1981-82) con la maglia bianconera.
In mezzo 8 presenze con la maglia azzurra (1974-78) in tempi in cui, oltre che in Nazionale, si giocava soprattutto in altre prestigiose formazioni ad invito. Una di queste era il XV Del Presidente, quella che affrontò per la prima volta nella storia gli All Black’s all’Appiani di Padova (1977). In quella gara Presutti giocò assieme ai compagni di prima linea del Petrarca (Pietro Monfeli e Mario Piovan) e con altri giocatori della squadra che aveva appena vinto il suo 6° scudetto (Franco Baraldi, Guy Pardiés, Nelson Babrow, Arturo Bergamasco, Andrea Rinaldo).
Da allenatore ha vinto 1 scudetto col Petrarca (2010-11) e 1 Trofeo Eccellenza con le Fiamme Oro (2013-14), entrambe al Battaglini, ed ora riveste il ruolo di Director Of Rugby della franchigia toscana I Medicei (Serie A), freschi di qualificazione alla Pool Promozione.
Una carriera densa di soddisfazioni, l’ultima delle quali l’ elezione nel Consiglio Federale della F.I.R. in quota tecnici (2016)
Domenica prossima, Pasquale Presutti festeggerà il suo 67° compleanno (Trasacco, 22 gennaio 1950) e con l’occasione il BRN ha voluto fargli qualche domanda.

BRN: Domenica è il tuo compleanno e un regalo te lo sei già fatto, portando I Medicei nella Pool Promozione, per salire in Eccellenza. Sin qui una stagione positiva.
PRESUTTI: Sì, qui a Firenze mi trovo bene. La società è entusiasta, il gruppo è ben affiatato e vogliamo fare bene, meglio della scorsa stagione. Però dobbiamo fare i conti con gli avversari, che sono molto forti ed agguerriti.

Bernard Laporte (a sx), oggi Presidente F.F.R.: da allenatore del Lione fece i complimenti
a Presutti e al Petrarca per come aveva giocato nella gara di Amlin Cup (2011)
(ph Corrado Villarà)
BRN: Ricordo una tua foto a Tolone assieme a Bernard Laporte, qualche anno fa, quando col Petrarca andaste a giocare in Amlin Cup. Le cronache raccontano che Laporte, che allenava quel Tolone, a fine gara ti fece i complimenti perché avevate fatto vedere i sorci verdi alla sua squadra. Oggi lui è il Presidente della F.F.R. e tu ora siedi nel Consiglio Federale della F.I.R. Una storia per certi versi simile. Per te un riconoscimento ai tuoi 47 anni ininterrotti di carriera ovale.
PRESUTTI: Il paragone con Laporte mi lusinga. Ti ringrazio, però lui è su un altro livello rispetto a me. Sono stato eletto in Consiglio Federale grazie al voto dei miei colleghi tecnici, che approfitto per ringraziare. Voglio ricambiare la loro fiducia mettendo a disposizione la mia esperienza in un continuo confronto con loro. Se l’idea è quella di migliorare il livello di tutto il movimento, ritengo che la strada del confronto sia la più giusta. Meno critiche e più dialogo, la mia formula.

BRN: Le Fiamme Oro e soprattutto il Petrarca sono state la tua casa per tanti anni. Ora sei qui a Firenze, una città magnifica dove, tra l’arte e la cultura, dal 1931 si gioca anche a rugby. Secondo alcuni un declassamento per uno del tuo calibro, secondo altri l’ennesima sfida.
PRESUTTI: Chi mi conosce bene sa che non ho mai fatto alcun distinguo in tal senso. Ho allenato in Serie C, ma anche in Eccellenza, ottenendo soddisfazioni personali e professionali. Ora sono in Serie A per lavorare ad un progetto in cui credo, come credevo in quelli degli altri club dove ho allenato.

Allenatore alle Fiamme Oro. In tre anni (2012-2015) due traguardi importanti:
la conquista del Trofeo Eccellenza e la qualificazione ai play off.
(ph Paolo Cerino)
BRN: L’ultima volta che ci siamo visti è stato per un evento storico: all’ Artemio Franchi la Nazionale aveva battuto il Sudafrica per la prima volta nella storia. O’Shea (col suo staff) sembra avere le idee molto chiare sul progetto dell’alto livello. Anche Brunel era partito bene, ma con lui la Nazionale è regredita a prima dell’ingresso nel Sei Nazioni. Che futuro prossimo vedi per la nostra Nazionale dove, tra l’altro, ci sono giocatori che tu stesso hai portato alla ribalta?
PRESUTTI: Vedo un ottimo futuro per la Nazionale. Ma torno al discorso di prima: vorrei meno critiche e più dialogo, più costruzione. Bisogna che impariamo a considerare ciò che è stato fatto di buono da chi è venuto prima. Il nuovo staff della Nazionale ne terrà sicuramente conto ed è giusto così, apportando tutte quelle migliorie che derivano dall’esperienza di O’ Shea e dei suoi collaboratori. La vittoria storica contro il Sudafrica ha dato grande gioia a tutti e a qualcuno è scappata pure qualche lacrimuccia, ma deve essere un punto di partenza. La Nazionale avrà successo grazie alla collaborazione di tutto il movimento, Società, Federazione, giocatori e allenatori.  

BRN: Brunello, Casellato, Cavinato, Frati, Guidi. Tutti in rigoroso ordine alfabetico. I primi 4 stanno facendo bene in Eccellenza, Guidi un po’ meno in Pro12 (ma quello è un atro discorso, non dipende tutto da lui – n.d.r. durante l’intervista è apparsa la notizia delle dimissioni di Guidi da allenatore delle Zebre). Anche Moretti (con Salvan) aveva fatto bene al Petrarca come De Rossi (in coppia con Frati) aveva fatto altrettanto a I Cavalieri e a Rovigo. Vedi qualcun altro all’orizzonte e, soprattutto, qual è la tua idea per far crescere la professionalità degli allenatori italiani?
PRESUTTI: Lavoro, sacrificio, passione. Gli allenatori possono far bene se sono messi in condizione di poterlo fare. La professionalità ciascuno la costruisce con le risorse che ha a disposizione, frequentando i corsi di aggiornamento della Federazione e, come fa qualcuno, anche tramite il contatto e la frequentazione con i colleghi stranieri che vivono un rugby molto diverso dal nostro. Hanno la possibilità di lavorare, ad es. nei “college”, dove ci sono strutture adeguate e i ragazzi vengono formati e fatti crescere in maniera costante sin dall’età scolare. Il lavoro degli allenatori viene facilitato da mezzi e risorse adeguate, rendendolo più semplice. Ti porto un esempio: quando vinsi lo scudetto da allenatore del Petrarca, in squadra avevo giocatori di una certa levatura (n.d.r. Mercier, Galatro, Costa Repetto, Chistolini, Walsh, Cavalieri, Travagli, Palmer, Bortolussi...). Non è stato un lavoro difficile mettere a frutto le loro qualità. In quella finale mi sono addirittura permesso di far giocare dei giovani, lasciando in panchina giocatori di provata esperienza (n.d.r. in quella finale all’ala giocò Nicolò Borgato - con Spragg in panchina - e Marco Barbini - in sostituzione dell’infortunato Nicola Bezzati). Tra gli allenatori che hai citato, alcuni hanno già avuto l’opportunità di lavorare in ambito federale. Oltre a questi, ce ne sono altri che lo fanno tutt’ora: cito Fabio Roselli (Accademia Parma), Alessandro Troncon e Carlo Orlandi (Nazionale U20, Emergenti) quest'ultimo per anni allenatore degli avanti della Nazionale maggiore.

BRN: Qualche settimana fa, su un noto sito specializzato, è apparsa l’intervista rilasciata da un tuo collega che ha fatto parecchio “rumore” nell’ambiente arbitrale, generando molte discussioni e anche critiche al riguardo. Qualcuno sostiene che la classe arbitrale attuale è l’espressione del livello che ha oggi il rugby in Italia. Altri puntano il dito su una gestione del C.N.Ar. fin troppo condizionata dalla F.I.R. stessa (n.d.r. i vertici sono cambiati da poco). Qual è il tuo parere e cosa servirebbe al C.N.Ar. per far raggiungere agli arbitri italiani il livello degli altri direttori di gara stranieri?
PRESUTTI: In tutti gli sport, ma ancor più nel nostro, la figura dell’arbitro è assai importante. Direi fondamentale. In gara l’arbitro ha una visione molto "ristretta" rispetto a al campo visivo che hanno tutti gli altri, dalla tribuna o dalla tv. Deve decidere velocemente in situazioni molto spesso complesse. Per questo necessita di una preparazione fisica e mentale di assoluto livello, né più e né meno come quella dei 30 giocatori in campo. In più deve entrare nella loro personalità, deve capirli fino in fondo. Anche qui vale il discorso fatto prima. Il dialogo ed il confronto è fondamentale. Serve tanta collaborazione con chi sta in campo, ma anche con chi sta fuori. Per mia esperienza ho osservato che una critica costruttiva fatta ad un arbitro, ha sempre ottenuto un riscontro positivo. Sono molti gli arbitri, specialmente quelli più giovani, che accettano e condividono opinioni nel dopo gara con allenatori e tecnici. Anche tra i più esperti avviene questo, anche se a volte può capitare di incontrare personalità più forti caratterialmente e quindi solo in apparenza meno predisposte al dialogo. Dialogo che deve esserci anche tra di loro. Gli episodi occorsi di recente vanno evitati tramite un lavoro di squadra che anche gli arbitri sono chiamati ad avere.

BRN: Per concludere la nostra chiacchierata ti ricordo che un giorno mi hai detto che andrai avanti finché la gente ti darà ascolto e solo dopo mi chiamerai per vedere la partita con me dalla tribuna. Quanto dovrò aspettare ancora?

A questa domanda, Pasquale non ha voluto rispondere…più che altro perché una risposta certa, alla sua giovane età, ancora non ce l’ha!    

Enrico DANIELE

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