Amara e dura la riflessione del presidente Alberto Marusso a conclusione
della conferenza stampa di giovedì
Un mero errore amministrativo condanna l’incolpevole club veneziano
Alberto Marusso, presidente del Rugby San Donà: "Stiamo subendo un'ingiustizia di una dimensione inspiegabile ed sproporzionata" (ph Enrico Daniele) |
C’è
profonda amarezza nelle parole del
presidente Alberto Marusso a
conclusione della conferenza stampa indetta giovedì scorso, dopo aver ricevuto
le motivazioni della sentenza del Collegio
di Garanzia del CONI che penalizza in maniera inappellabile la Lafert San Donà con la detrazione di 8
punti in classifica.
Una mazzata a tre giornate dalla fine del
campionato, con il club veneziano ancora in corsa per un posto nei play off,
cui resta solo il ricorso al TAR per
l’eventuale riconoscimento del danno economico.
La
vicenda, chiara ormai a tutti nello svolgimento dei fatti, lascia comunque perplessi non tanto per la
penalizzazione in sé e per sé, ma per l’approssimazione
che ne ha generato il caso e per il danno d’immagine conseguente.
Danno
che non è solo il club veneziano a subire, bensì tutto il movimento del rugby italiano, FIR in primis, caduto ancora
una volta in un basso dilettantismo.
A
che serve appellarsi alle norme e
alla burocrazia, che mai come in
questo caso dimostra tutti i suoi limiti, escludendo
la regola del buon senso?
Buon
senso, unito alla diligenza di San Donà, che in via preventiva
aveva chiesto agli uffici competenti in FIR la conferma della validità della norma che avrebbe permesso a Petrozzi
di essere inserito nella lista di gara (ndr: tra l’altro Petrozzi non era
nemmeno entrato in campo) ricevendone piena
assicurazione.
Norme
e burocrazia a cui, invece, si è appellata la Rugby Reggio che, incolpevole
a sua volta, ha esercitato il diritto
di ricorrere al Collegio di Garanzia del
CONI il quale ha applicato alla lettera la norma ed ha emesso la sentenza
di condanna per San Donà.
Comprensibile quindi lo stato d’animo
del presidente Marusso che, tuttavia, non può fermarsi ed accettare passivamente la sentenza, dovendo
egli rispondere in primo luogo ai suoi giocatori,
ai tecnici e ai dirigenti, ai tifosi nonché
agli sponsor che da questa storia escono tutti perdenti.
Ma in
questa faccenda a perdere è tutto il rugby italiano.
Enrico
DANIELE
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