Alla soglia
dei 67 anni è ancora sul campo ad allenare
“Meno
critiche e più dialogo, così il movimento cresce”
Pasquale Presutti. Una carriera lunga 47 anni, oggi Director Of Rugby alla franchigia toscana de I Medicei (ph dal sito de I Medicei) |
Pasquale Presutti è
uno dei veterani del rugby nostrano, tutt’ora in attività.
Un
passato da pilone con Fiamme Oro
(1969-1972) e Petrarca (1972-1982),
coronato da 4 scudetti (1972-73,
1973-74, 1976-77, 1979-80) e una Coppa
Italia (1981-82) con la maglia bianconera.
In mezzo 8 presenze con la maglia azzurra (1974-78) in tempi in cui, oltre che in Nazionale, si giocava soprattutto in altre prestigiose formazioni ad invito. Una di queste era il XV Del Presidente, quella che affrontò per la prima volta nella storia gli All Black’s all’Appiani di Padova (1977). In quella gara Presutti giocò assieme ai compagni di prima linea del Petrarca (Pietro Monfeli e Mario Piovan) e con altri giocatori della squadra che aveva appena vinto il suo 6° scudetto (Franco Baraldi, Guy Pardiés, Nelson Babrow, Arturo Bergamasco, Andrea Rinaldo).
In mezzo 8 presenze con la maglia azzurra (1974-78) in tempi in cui, oltre che in Nazionale, si giocava soprattutto in altre prestigiose formazioni ad invito. Una di queste era il XV Del Presidente, quella che affrontò per la prima volta nella storia gli All Black’s all’Appiani di Padova (1977). In quella gara Presutti giocò assieme ai compagni di prima linea del Petrarca (Pietro Monfeli e Mario Piovan) e con altri giocatori della squadra che aveva appena vinto il suo 6° scudetto (Franco Baraldi, Guy Pardiés, Nelson Babrow, Arturo Bergamasco, Andrea Rinaldo).
Da allenatore ha vinto 1 scudetto col Petrarca (2010-11) e 1 Trofeo Eccellenza con le Fiamme Oro
(2013-14), entrambe al Battaglini, ed ora riveste il ruolo di Director Of Rugby della franchigia toscana I Medicei
(Serie A), freschi di qualificazione alla Pool Promozione.
Una
carriera densa di soddisfazioni, l’ultima delle quali l’ elezione nel Consiglio Federale della F.I.R. in quota tecnici
(2016)
Domenica
prossima, Pasquale Presutti festeggerà il suo 67° compleanno (Trasacco, 22
gennaio 1950) e
con l’occasione il BRN ha voluto fargli qualche domanda.
BRN:
Domenica è il tuo compleanno e un regalo te lo sei già fatto, portando I
Medicei nella Pool Promozione, per salire in Eccellenza. Sin qui una stagione
positiva.
PRESUTTI: Sì, qui a Firenze mi trovo bene. La società
è entusiasta, il gruppo è ben affiatato e vogliamo fare bene, meglio della
scorsa stagione. Però dobbiamo fare i conti con gli avversari, che sono molto
forti ed agguerriti.
Bernard Laporte (a sx), oggi Presidente F.F.R.: da allenatore del Lione fece i complimenti a Presutti e al Petrarca per come aveva giocato nella gara di Amlin Cup (2011) (ph Corrado Villarà) |
PRESUTTI: Il paragone con Laporte mi lusinga. Ti
ringrazio, però lui è su un altro livello rispetto a me. Sono stato eletto in
Consiglio Federale grazie al voto dei miei colleghi tecnici, che approfitto per
ringraziare. Voglio ricambiare la loro fiducia mettendo a disposizione la mia
esperienza in un continuo confronto con loro. Se l’idea è quella di migliorare
il livello di tutto il movimento, ritengo che la strada del confronto sia la
più giusta. Meno critiche e più dialogo, la mia formula.
BRN: Le
Fiamme Oro e soprattutto il Petrarca sono state la tua casa per tanti anni. Ora
sei qui a Firenze, una città magnifica dove, tra l’arte e la cultura, dal 1931
si gioca anche a rugby. Secondo alcuni un declassamento per uno del tuo
calibro, secondo altri l’ennesima sfida.
PRESUTTI: Chi mi conosce bene sa che non ho mai fatto
alcun distinguo in tal senso. Ho allenato in Serie C, ma anche in Eccellenza,
ottenendo soddisfazioni personali e professionali. Ora sono in Serie A per
lavorare ad un progetto in cui credo, come credevo in quelli degli altri club
dove ho allenato.
Allenatore alle Fiamme Oro. In tre anni (2012-2015) due traguardi importanti: la conquista del Trofeo Eccellenza e la qualificazione ai play off. (ph Paolo Cerino) |
PRESUTTI: Vedo un ottimo futuro per la Nazionale. Ma
torno al discorso di prima: vorrei meno critiche e più dialogo, più
costruzione. Bisogna che impariamo a considerare ciò che è stato fatto di buono
da chi è venuto prima. Il nuovo staff della Nazionale ne terrà sicuramente
conto ed è giusto così, apportando tutte quelle migliorie che derivano
dall’esperienza di O’ Shea e dei suoi collaboratori. La vittoria storica contro
il Sudafrica ha dato grande gioia a tutti e a qualcuno è scappata pure qualche
lacrimuccia, ma deve essere un punto di partenza. La Nazionale avrà successo
grazie alla collaborazione di tutto il movimento, Società, Federazione,
giocatori e allenatori.
BRN:
Brunello, Casellato, Cavinato, Frati, Guidi. Tutti in rigoroso ordine
alfabetico. I primi 4 stanno facendo bene in Eccellenza, Guidi un po’ meno in
Pro12 (ma quello è un atro discorso, non dipende tutto da lui – n.d.r. durante
l’intervista è apparsa la notizia delle dimissioni di Guidi da allenatore delle
Zebre). Anche Moretti (con Salvan) aveva fatto bene al Petrarca come De Rossi
(in coppia con Frati) aveva fatto altrettanto a I Cavalieri e a Rovigo. Vedi
qualcun altro all’orizzonte e, soprattutto, qual è la tua idea per far crescere
la professionalità degli allenatori italiani?
PRESUTTI: Lavoro, sacrificio, passione. Gli allenatori
possono far bene se sono messi in condizione di poterlo fare. La
professionalità ciascuno la costruisce con le risorse che ha a disposizione, frequentando
i corsi di aggiornamento della Federazione e, come fa qualcuno, anche tramite
il contatto e la frequentazione con i colleghi stranieri che vivono un rugby molto
diverso dal nostro. Hanno la possibilità di lavorare, ad es. nei “college”, dove
ci sono strutture adeguate e i ragazzi vengono formati e fatti crescere in
maniera costante sin dall’età scolare. Il lavoro degli allenatori viene
facilitato da mezzi e risorse adeguate, rendendolo più semplice. Ti porto un
esempio: quando vinsi lo scudetto da allenatore del Petrarca, in squadra avevo
giocatori di una certa levatura (n.d.r. Mercier, Galatro, Costa Repetto,
Chistolini, Walsh, Cavalieri, Travagli, Palmer, Bortolussi...). Non è stato un lavoro difficile mettere a frutto
le loro qualità. In quella finale mi sono addirittura permesso di far giocare dei
giovani, lasciando in panchina giocatori di provata esperienza (n.d.r. in
quella finale all’ala giocò Nicolò Borgato - con Spragg in panchina - e Marco
Barbini - in sostituzione dell’infortunato Nicola Bezzati). Tra gli allenatori
che hai citato, alcuni hanno già avuto l’opportunità di lavorare in ambito
federale. Oltre a questi, ce ne sono altri che lo fanno tutt’ora: cito Fabio
Roselli (Accademia Parma), Alessandro Troncon e Carlo Orlandi
(Nazionale U20, Emergenti) quest'ultimo per anni allenatore degli avanti della
Nazionale maggiore.
BRN:
Qualche settimana fa, su un noto sito specializzato, è apparsa l’intervista
rilasciata da un tuo collega che ha fatto parecchio “rumore” nell’ambiente
arbitrale, generando molte discussioni e anche critiche al riguardo. Qualcuno sostiene che la classe
arbitrale attuale è l’espressione del livello che ha oggi il rugby in Italia.
Altri puntano il dito su una gestione del C.N.Ar. fin troppo condizionata dalla
F.I.R. stessa (n.d.r. i vertici sono cambiati da poco). Qual è il tuo parere e cosa
servirebbe al C.N.Ar. per far raggiungere agli arbitri italiani il livello
degli altri direttori di gara stranieri?
PRESUTTI: In tutti gli sport, ma ancor più nel nostro,
la figura dell’arbitro è assai importante. Direi fondamentale. In gara l’arbitro
ha una visione molto "ristretta" rispetto a al campo visivo che hanno tutti gli altri,
dalla tribuna o dalla tv. Deve decidere
velocemente in situazioni molto spesso complesse. Per questo necessita di una
preparazione fisica e mentale di assoluto livello, né più e né meno come quella
dei 30 giocatori in campo. In più deve entrare nella loro personalità, deve
capirli fino in fondo. Anche qui vale il discorso fatto prima. Il dialogo ed il
confronto è fondamentale. Serve tanta collaborazione con chi sta in campo, ma
anche con chi sta fuori. Per mia esperienza ho osservato che una critica
costruttiva fatta ad un arbitro, ha sempre ottenuto un riscontro positivo. Sono
molti gli arbitri, specialmente quelli più giovani, che accettano e condividono
opinioni nel dopo gara con allenatori e tecnici. Anche tra i più esperti
avviene questo, anche se a volte può capitare di incontrare personalità più
forti caratterialmente e quindi solo in apparenza meno predisposte al dialogo.
Dialogo che deve esserci anche tra di loro. Gli episodi occorsi di recente
vanno evitati tramite un lavoro di squadra che anche gli arbitri sono chiamati
ad avere.
BRN: Per concludere la
nostra chiacchierata ti ricordo che un giorno mi hai detto che andrai avanti
finché la gente ti darà ascolto e solo dopo mi chiamerai per vedere la partita
con me dalla tribuna. Quanto dovrò aspettare ancora?
A
questa domanda, Pasquale non ha voluto rispondere…più che altro perché una
risposta certa, alla sua giovane età, ancora non ce l’ha!
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