Il racconto di
una stagione finita con una doppia sconfitta senza attenuanti
Finito il
ciclo di Cavinato?
Soddisfazione
per l’elezione a MVP di capitan Conforti
Mercato dei cambi: non interesserà solo i giocatori
Il saluto del Petrarca al pubblico del "Plebiscito", zeppo di tifosi rossoblu (ph Corrado Villarà) |
Non era certo nelle previsioni della vigilia mandare a
monte una stagione che si era delineata come la migliore delle ultime dopo lo
scudetto del 2011.
Prima di Cavinato, il lavoro di ricostruzione attuato da Moretti e Salvan
dopo la lunga gestione di Presutti, non aveva avuto la fortuna che si meritava.
Già alla seconda stagione i ragazzi capitanati da
Enrico Targa avevano fatto vedere di meritarsi i play off, falliti di un soffio. Resta senza valutazione la terza stagione con la coppia alla guida del
Petrarca, perché condizionata dai troppi infortuni.
Al suo arrivo, Andrea Cavinato ha trovato un
gruppo forte di 15 elementi che stavano insieme da almeno tre anni. Con i nuovi
innesti e l’impostazione del suo modulo di gioco, il tecnico trevigiano centra
i play off al primo colpo, incappando però nel doppio scontro impossibile contro la “sua”
Calvisano. Solo la Femi CZ Rovigo migliore degli ultimi vent’anni anni ha saputo
batterla, ma al terzo tentativo.
Quest’anno il presidente Toffano & soci, avevano deciso che era arrivata l’ora del Petrarca. Allentano i cordoni della borsa e colpo dopo colpo il Petrarca viene dato dagli osservatori più attenti la squadra
da battere, incoronata regina ancor prima che inizi il campionato.
Il Petrarca e Cavinato, non deludono la società:
subito una vittoria in casa contro il nuovo Viadana di Frati e poi fanno il
deserto all’Acqua Acetosa in uno dei match col più alto punteggio del
campionato. Già, ma era la Lazio, che navigherà nei bassifondi della classifica
per quasi tutta la stagione.
Nel frattempo parte la coppa “inventata” da Gavazzi,
quella che vale poco o nulla, e giù vittorie persino contro Rovigo, che doveva
ancora riprendersi del tutto dai bagordi dello scudetto conquistato qualche
mese prima. Tuttavia, i “non cugini” rinascono la settimana dopo: nel match che
conta mettono a ko i bianconeri in campionato, nel 157° Derby d’Italia. Il
Petrarca è in “trasferta” al Plebiscito e fuori dal “catino” della Guizza,
mostra i suoi limiti, quasi tutti di testa.
Tuttavia, la sconfitta non sembra portare gravi conseguenze: il Petrarca è come un pugile che incassa e perde, ma al match dopo torna bello e pimpante come
niente fosse.
E così anche in “coppa” il Petrarca fa
furore (vince tutte le gare) ma per un balzano regolamento alla fase successiva ci va Mogliano, ed evita ai bianconeri una inutile trasferta a Mosca.
Poco male, meglio risparmiare le forze per il
campionato che qualche (piccola) crepa la mostra già: da Piacenza non si torna col
bonus, in casa con le Fiamme Oro vince di misura (ma anche i poliziotti di
Casellato sulla carta sono dati per fortissimi in questa stagione).
Con Reggio non c’è storia, a parte la dichiarazione
di Cavinato alla stampa che definisce i diavoli rossi “…la peggior squadra del
campionato e certamente non si salverà”. Ma ci sta, per via di una ruggine col
collega Manghi.
Dieci punti nel doppio derby veneto casalingo, prima
contro San Donà e poi contro Mogliano alle prese con una stagione di
ricostruzione.
Al giro di boa il secondo stop, stavolta contro Calvisano: match in dubbio fino a qualche minuto dal via per il terreno ghiacciato, ma si gioca e a fare la festa è Matteo Minozzi, padovano D.O.C. di sponda Valsugana. Però il Petrarca non sfigura più di tanto e perdere a casa del Presidente Federale ci sta (come) sempre.
Si riparte col Petrarca terzo in classifica, a 10
punti dalla "gazzella" Calvisano e altrettanti dalla quarta (Viadana); appena un
punto sotto i soliti rossoblu, secondi e redivivi.
Allo “Zaffanella” i mantovani non riescono a vincere:
piangono dalla disperazione, ma Afualo li consola amorevolmente, la Lazio
riesce a fare due mete alla Guizza, ma il Petrarca ne fa molte di più e va bene
così perché la testa è già a Rovigo.
Nel 158° Derby il Petrarca ci mette cuore e testa: almeno nel primo tempo dove manda in crisi tutto il “Battaglini” e pare
che arrivi una vittoria facile facile. Ma non va tutto per il verso
giusto, Rovigo rimonta e passa avanti. A togliere le castagne dal fuoco a pochi
minuti dalla fine è una gran pedata di Menniti-Ippolito che, freddo come un iceberg,
caccia dentro una punizione impossibile per l’angolazione, ma anche perché all’87’
l’ovale era ormai diventato di piombo.
E nel computo stagionale con Rovigo
siamo pari. Mica tanto però: loro hanno vinto al “Plebiscito”, e qualcuno non se lo ricorda. Poco male, perché in classifica sono dietro e il Petrarca è il
primo, dopo la solita “gazzella” che fa corsa a sé.
Con il Piacenza alla Guizza il Petrarca si mostra sano
come un pesce: il campo dice “Dica trentatre!”, e il Petrarca risponde ”Trentatre!”.
La settimana dopo a Ponte Galeria il colpo grosso (ma l’ambiente
dei poliziotti non vive un gran momento con Casellato che già preparava le
valige) e anche Toffano scappa prima dalla Caserma Gelsomini (come gli Agnelli
al Delle Alpi) ma lui per via dell’aereo, che sennò lo lasciava a piedi.
Contro Reggio tutti a scuola di matematica, si
insegna la tabellina del sette: 77-7, ma è come sparare alla Croce Rossa e un po’
ci dispiace. Ma solo a noi, non a Cavinato, sempre per quella storia di prima.
A San Donà la terza sconfitta stagionale: buon per
Zane Ansell che si rifà dell’ingiustizia subita per gli otto punti di
penalizzazione. A due giornate dal termine del campionato non è proprio il
massimo per il Petrarca, ma la classifica è sostanzialmente invariata con il
quarto posto che è 23 punti più indietro.
A Mogliano altra buona dose di mete e lì salutiamo lo
sfortunato Aristide Barraud, un talento che deve per forza di cose rinunciare
all’idea di tornare a giocare: troppo pericoloso per il suo fisico debilitato
dalle cure per restare in vita dopo l’attentato di Parigi. Un vero peccato.
E si giunge all'ultima di campionato, che non vale nulla ai fini
della classifica ma conta solo per l’orgoglio, Calvisano viene alla Guizza con
tante seconde scelte, mentre il Petrarca vuole vincere e Cavinato mette dentro i
migliori. Restano fuori solo Conforti perchè ha mal di schiena e Nostran (con la febbre alta). Non c'è nemmeno Bacchin (forse l’ha voluto risparmiare per le
semifinali?).
Brunello invece fa partire un ’98 (Consoli) e due ’97
(Dal Zilio e Riccioni) ma anche il vecchio Cavalieri, che col Petrarca non si
sa mai, mentre Minozzi va a fare un giretto turistico per la città con Tuivaiti,
che ancora pensa perché non l’hanno voluto a Padova, una città così bella,
piuttosto che stare a Calvisano dove, a parte Gavazzi…Mah, mistero.
Si sa che, a volte, l’orgoglio lo devi lasciar da
parte e tenerti in tasca quei “do schei
de mona” che a volte fanno la differenza. Ma niente, una impappinata che
ancora fa male.
Però anche Rovigo le ha prese dure a Viadana e prima
ancora aveva perso con le Fiamme Oro al “Battaglini”. Perciò in gara 1 delle
semifinali, il Petrarca va a Rovigo da favorita.
Piove, fa freddo a maggio che sembra fine novembre,
ma le prime palle alte perse in ricezione non è perché Conforti & C. hanno
le mani ghiacciate.
Pare che a mancare sia la testa.
Il Petrarca non riesce a macinare gioco, Rovigo lo
capisce subito e fa risorgere anche quelli
dati per morti: Rodriguez imbecca Barion che ci fa secchi sulla bandierina di
destra, Momberg conquista il rinnovo del contratto, Basson prenota un
monumento in Piazza Matteotti e a fine del primo tempo Rovigo ha già il punto
di bonus in tasca.
Il Petrarca torna a Padova con le ossa rotte e da
favorito che era, in gara 2 diventa la preda da cacciare con 5 mete da fare e
almeno 16 punti in più di Rovigo.
Com’è andata a finire si sa già.
Il Petrarca butta via in due gare l’intera stagione,
anche se i segnali si erano visti molto prima, quando con le più titolate non c’era
gioco e nemmeno risultato che invece arrivava puntualmente con le più deboli,
quando anche uno sbaglio non faceva testo.
L’impressione è sempre stata questa: contro le
squadre più accreditate una grande paura di sbagliare che alla fine contraeva
la prestazione del Petrarca, mentre con le altre, la libertà mentale liberava l’estro
e la fantasia della squadra che a fine gara era gratificata dal risultato
pieno.
Andrea Cavinato: molto incerto il suo futuro al Petrarca (ph Marco Basso) |
E adesso cosa resta?
Del fine gara di domenica restano solo le parole di Cavinato
in conferenza stampa. L’architetto ovale parte con la solita arringa contro
tutto e contro tutti.
Stavolta inizia dai cori irriverenti dei tifosi
rossoblu, che definisce “maleducati” (“…ma
lo sai che quando giochi in trasferta è così”, gli fa notare un attento e
navigato cronista padovano).
Continua l’invettiva contro gli arbitri (“…un’offesa al movimento e poco rispetto per
le società affidare l’incontro a Schipani…” - e chi avrebbe preferito, Nigel Owens?),
TMO compreso (come avrà fatto a sentire quello che ha detto Penné a Schipani in
occasione della scazzottata di Rossetto e Ferraro se lo domandano tutti).
Non risparmia nemmeno i medici ( con il Dr. Ieracitano che era in campo, non come le altre
volte in tribuna) anche se si fa fatica a capire cosa centrino i medici nella
sconfitta del Petrarca. Per finire, le accuse a chi ha disegnato il calendario
del campionato (con troppe pause) e delle semifinali, che non si possono
giocare una dopo quindici giorni dall’altra.
E allo stesso cronista di prima, che gli
chiede se la prossima stagione vestirà ancora la maglia del Petrarca, prima di
rispondere deglutisce, sospende per qualche secondo l’arringa e dice che resterebbe
volentieri ma che si è accordato con Toffano per prendere qualche giorno di
pausa prima di decidere del futuro.
Finisce poi con l’ammettere, a denti stretti e credo
per la prima volta in stagione che forse non ha trasmesso ai giocatori lo
spirito giusto per affrontare gare di questo tipo.
Un bagno di umiltà probabilmente tardivo per cambiare
un destino che, da quel che si vocifera, sembra già deciso da tempo.
E il resto?
Alla delusione di acquisti che non sembrano aver
soddisfatto le aspettative (uno di questi è sicuramente Afualo alla sua ultima
gara col Petrarca; poi Irving mai troppo convincente ma che potrebbe avere
ancora qualche chances in bianconero; Enrico Bacchin che con il suo gioco ha
condizionato fin troppo quello della squadra) si contrappone una bella stagione di Alberto Saccardo ritornato alla grande da dove era partito tanto
tempo fa. Concreto il ritorno in campo di Riccardo Michieletto, finalmente ristabilito
dopo una serie sfortunata di acciacchi, molto performante nel ruolo di terza
linea.
Completano le note positive la conferma di due talenti,
purtroppo sottovalutati dai tecnici federali: Menniti-Ippolito e Luca
Nostran, come del resto lo stesso Federico Conforti, cui va la soddisfazione
per l’elezione a MVP del campionato. Con grande spirito di squadra, il capitano
del Petrarca attribuisce il merito del riconoscimento a tutta la squadra.
Ci saluta Enrico Targa, che appende gli scarpini ai chiodi e continua la sua crescita nel mondo del lavoro, forte della sua laurea magistrale appena conquistata con grande successo.
Termina così la stagione del Petrarca e anche quella
di altri protagonisti che non rivedremo in bianconero la prossima stagione.
Ma per il mercato bisognerà attendere più
avanti, anche perché pare non interesseranno solo giocatori e tecnici.
Enrico DANIELE
Nessun commento:
Posta un commento