Primatista
mondiale nei 200 fino al 1996, ed europeo tutt’ora imbattuto, amava ripetere: “La corsa non finisce mai”.
Il
mio ricordo personale.
Pietro Mennea, oro a Mosca nel 1980. Dietro di lui Allan Wells |
Pietro
Mennea, ex primatista mondiale nei 200 metri piani stabilito a Città del Messico
nelle Universiadi del 1979, è morto a Roma, stamattina, sconfitto da
un male incurabile.
Il mio ricordo personale non fu per quel record
mondiale, bensì quando l’atleta di Barletta conquistò la medaglia olimpica a
Mosca, il 28 Luglio del 1980.
Qualche giorno prima avevo disputato la finale del torneo
notturno giovanile di calcio a San Carlo, nel quartiere Arcella. E’ stato il mio
primo e anche ultimo torneo giovanile estivo perché, dopo qualche minuto dal
fischio d’inizio di quella finale, mi strappai i legamenti crociati del
ginocchio destro. Quella sera finì inesorabilmente la mia carriera di
calciatore.
In ospedale pensarono bene di mettermi un gesso (una
volta il gesso te lo mettevano sempre!) e quel 28 luglio, che era un
lunedì, me ne stavo in divano nel soggiorno di casa, con la gamba alta, davanti
al televisore, a guardarmi le olimpiadi di Mosca. Divennero famose perché furono
boicottate dagli americani e da altri paesi, per l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
Lo sport mi aveva sempre appassionato e l’atletica
leggera era una delle mie passioni. Ricordo di aver atteso con ansia quella
finale, assieme alla mia fidanzatina di allora che si cimentava nei 60 metri
piani ed era stata campionessa del triveneto nella specialità.
Era stata una giornata molto calda e ricordo
il fastidioso prurito che il gesso mi procurava.
Erano
le 20 circa quando Paolo Rosi annunciò lo schieramento di
partenza della finale dei 200 metri piani. Il campo dei partenti non
presentava nomi altisonanti, a causa del boicottaggio, fatta eccezione per il
giamaicano Quarrie (oro a Montreal) e per il britannico Allan Wells.
A
Mennea era toccata l’ottava corsia, senz’altro la peggiore di tutte,
e al suo fianco aveva Wells.
La sfortunata corsia e gli atleti in gara, non eccezionali,
avevano reso particolarmente nervoso Mennea, che non aveva punti di
riferimento. Infatti, dopo lo sparo dello starter, la partenza dell’azzurro
non fu delle migliori. Arrivati alla curva Mennea era ancora molto indietro,
ma sul rettilineo finale, con una progressione irresistibile,
prima affiancò Wells e poi, sul filo di lana, lo superò battendolo per un pugno
di centesimi. Un finale di gara travolgente, scandito dalla telecronaca
di Rosi che ripeteva “…recupera…recupera…recupera…”.
Non potrò dimenticare la gioia di quei momenti.
Dopo
di lui, mai nessun atleta italiano è riuscito a qualificarsi per una
finale olimpica nella velocità.
Dopo aver appreso la notizia della sua scomparsa,
stamattina mi sono commosso, ripensando a quell’estate che, purtroppo,
determinò anche la fine della mia carriera di calciatore.
Mennea oggi ci ha lasciato, ma di lui ci resteranno le
sue memorabili imprese.
La
“Freccia del Sud” correrà per sempre lassù.
Per lui, “La
corsa non finisce mai”.
Enrico
DANIELE
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