I migliori piazzatori e metaman dell’Eccellenza
Man
of the match: il premio più ambito
Se n’è andata anche la
quarta giornata del campionato d’Eccellenza e le classifiche individuali
cominciano a prendere una forma più concreta.
La classifica più
importante, secondo il mio parere, è quella del “man of the match”
che viene assegnata al miglior giocatore di ogni singolo incontro. A
designarlo sono i giornalisti presenti e, quando le partite sono riprese dalla
Rai, sono i due commentatori a designarlo.
Si mormora che ad
essere eletto sia sempre un giocatore della squadra di casa, specie in caso
di vittoria da parte di quest’ultima, ma non è sempre così. Ultimamente, ad
esempio, il nostro Chris Middleton è stato eletto “mom” dai giornalisti
in tribuna a Reggio Emilia.
Domenica scorsa quelli
presenti in tribuna alla Guizza hanno avuto una certa difficoltà a stabilire
quale giocatore eleggere, in una rosa di candidati tutta del Petrarca, ma alla
fine la cravatta della FIR (il premio per chi viene indicato “mom”) è
andata a Chris Jordaan, per l’impegno profuso e per la bella meta. A
propiziarla una deliziosa “palombella” di Marcato, quest’ultimo anch’esso
tra l’elenco dei “papabili”.
In questa speciale
classifica, sino ad ora, nessuno ha superato la prima nomina.
La classifica dei marcatori
(intesa come “calciatori”, ossia quelli che trasformano le mete e realizzano i
calci piazzati) è quella che, in termini di punteggio, è sempre la più alta.
Inoltre, i nomi che circolano sono quasi sempre gli stessi. La perizia
balistica, infatti, non è cosa per tutti nel rugby e, solitamente, è l’apertura
ad avere il piede migliore. Tuttavia, anche giocatori impiegati in altri
ruoli (più spesso, ad es. l’estremo o i cosiddetti “utility back” - letteralmente
trequarti impiegabili in tutti i ruoli del reparto arretrato) talvolta hanno
buone capacità al piede.
E’ il caso dei primi
due “specialisti” in classifica: Browne, che nei Cavalieri Estra gioca
estremo e Fenner del Viadana, che può essere impiegato sia apertura
che ala (come ad esempio ha giocato sabato scorso); ma anche il caso di Bergamasco
(che gioca ala) e si alterna a Basson (estremo) per i calci del Vea Femi
CZ Rovigo.
Prendo spunto da quest’ultimi
due, per osservare che avere più di un giocatore in squadra che sappia
calciare non è prerogativa di tutte le squadre ed i vantaggi che ne
derivano sono facilmente intuibili. Al Petrarca, attualmente, i calciatori di
ruolo sono due: Andrea Menniti-Ippolito ed Andrea Marcato. Il
primo, in questa stagione, viene utilizzato prevalentemente per i calci dalla
distanza (oltre i 30-40 metri), mentre il secondo per quelli più vicini. Sbaglia
chi pensa che calciare da vicino, a volte, sia più semplice
che da distanza più grande. Sono memorabili errori di calci dalla piazzola da
distanze corte e ben posizionate.
Un cenno all’attrezzo che serve per i calci:
il cosiddetto “piazzino” o “piazzola di sostegno”. Serve per
sorreggere il pallone, ma anche per inclinarlo, a seconda di come un calciatore
intenda direzionare il pallone. Sono di varie forme ed alcuni anche
regolabili in altezza. Una volta non esistevano e, per il sostegno del pallone,
al giocatore incaricato era concesso l’aiuto di un compagno di squadra (che
sorreggeva l’ovale con la punta di un dito) oppure si ricorreva al classico mucchio
di sabbia nel quale veniva conficcato il pallone.
Un’ultima curiosità: non è ben chiaro,
a giudicare da quanto visto anche sabato scorso in campo, chi abbia il
compito di custodire e, all’occorrenza, portare la piazzola al calciatore
di turno. Sta di fatto che, in mancanza dell’attrezzo, il giocatore può
anche scegliere di effettuare un “drop” (calcio di rimbalzo). Sabato scorso
il primo calcio piazzato di Andrea Marcato, in realtà è stato un “drop”:
visto che la piazzola non c’era, con molto sangue freddo e con una perfetta
esecuzione, l’apertura bianconera ha centrato i pali. Così non era successo a
Rovigo, la scorsa stagione, nel 150° derby: Andrea Menniti-Ippolito, trovatosi
nelle stesse condizioni, praticò un tallonaggio nel terreno e vi conficcò il
pallone che, calciato, non diede esito favorevole.
La classifica dei metaman è quella che
determina la graduatoria tra chi segna più mete. Qui i nomi possono
essere tanti perché il gioco di squadra permette, teoricamente, a
chiunque di segnare una meta. Nonostante ciò, anche qui esistono
degli specialisti, quelli che hanno il cosiddetto “killer instinct”
(letteralmente istinto di uccidere). Nel Petrarca, in passato recente, prima Costa
Repetto (che di ruolo fa normalmente il tallonatore) e poi Steven Bortolussi
(estremo/ala) hanno guadagnato il primato in questa speciale ed ambita
classifica. Sono due i giocatori che, sino ad ora, ne hanno segnate di più (tra
l’altro ex compagni di squadra la scorsa stagione): Guarducci (ala/centro
del Marchiol Mogliano) e Steyn (terza linea di Calvisano, ex Mogliano) hanno
4 mete ciascuno in tre incontri (le due squadre hanno già osservato il
turno di riposo. Al secondo posto si piazza Fenner con 3 mete (una
segnata domenica al Petrarca). Tra i bianconeri Billot e Middleton ne hanno
2 a testa.
Enrico DANIELE
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