Ricordo
ancora la sua risposta quando gli chiesi di poter assistere ad una delle
riunioni tecniche che, come consuetudine, teneva ogni settimana con la sua
squadra (era il Petrarca, quello che aveva ancora cucito sulle maglie il
tricolore vinto nel 2011).
La mia non era semplice curiosità,
bensì “voglia di capirne di più” su uno sport che a me, che non ho mai giocato
a rugby, risultava ancora tanto difficile da comprendere.
“Ma
cosa vuoi che ci sia da capire! – rispose - Non
c’è nulla di difficile. Il rugby è fatto di cose semplici. Basta saperle
applicare”.
Mi
lasciò così, Pasquale Presutti, con la mia voglia, ma con impresse
quelle poche parole: cose semplici, basta applicarle.
Ancora
oggi penso che la “filosofia” di
Pasquale Presutti sia sempre questa: cose
semplici, ma fatte bene.
E’
il veterano degli allenatori del campionato d’Eccellenza (classe 1950) e dal
1969, anno della sua prima stagione da giocatore con le Fiamme Oro Padova,
calpesta ancora i campi da rugby con la stessa passione di allora.
Pasquale Presutti, decano degli allenatori in Eccellenza. Da due anni é alla guida delle Fiamme Oro, che ha riportato ai vertici del massimo campionato. (Ph Paolo Cerino) |
BRN Pasquale, la mia “voglia di capirne di più”
è rimasta più o meno la stessa di quel giorno, anche se qualche piccolo passo
avanti riconosco di averlo fatto. Anche la tua passione per la palla ovale
sembra non finire mai, nonostante siano passati più di 40 anni da quando hai
incominciato. Come si fa a mantenere così alti gli stimoli dopo tanto tempo?
Presutti
Quando fai una cosa
che ti piace e quella cosa ti dà soddisfazione, la passione diventa automatica,ogni
giorno di più. Lo sport mi è sempre piaciuto e ho avuto la fortuna di avere
buoni maestri. I risultati sul campo sono arrivati molto presto e gli stimoli a
migliorare sono stati una naturale conseguenza. Oggi ho la stessa passione di
quando ho iniziato.
BRN Erano gli anni della contestazione
giovanile, quelli del “sessantotto”. Da Trasacco a Padova per arruolarti in
polizia. Una scelta “contro corrente” per un ragazzo della tua età: una “mancanza
di sintonia” con la tua generazione o avevi altri progetti in testa?
Presutti
La verità è che a
me piacevano tantissimo le divise della Polizia Ferroviaria ed è per questo che
mi arruolai. Quando il maresciallo dei Carabinieri del mio paese lo venne a
sapere, si rammaricò perché avrebbe voluto darmi una mano per entrare nell’Arma:
“Ma come, Pasquale, non me lo potevi dire? Io, che ti vengo a vedere tutte le
domeniche alla partita!” (ndr. Presutti, come molti altri, aveva iniziato col
calcio).
BRN Alle Fiamme Oro la tua prima vera esperienza
con la palla ovale. Perché la palla ovale e non altri sport? Come avvenne?
Presutti Arrivai
a Padova dopo aver frequentato un corso di 8 mesi a Bolzano. Lì venivano gli
allenatori delle varie discipline sportive della Polizia e, a seconda della
predisposizione fisica di ognuno di noi, ci invitavano a provare i vari sport.
Fu Marcello Fronda a chiedermi di giocare a rugby. Mi appassionai subito.
Incominciai così, come già prima di me avevano fatto quelli che diventeranno
miei compagni di squadra: Miele, Colombini, Annichiarico… Mi ricordo che alla
mattina Fronda mi faceva lezioni di teoria, mi insegnava le regole che erano
tanto diverse dal calcio. Qualche partita l’avevo vista all’Aquila, che in
quegli anni era già una squadra fortissima. Andavo a vedere Sergio Del Grande,
che era un mio professore a scuola, ma non avevo mai giocato a rugby. Fatto sta
che dopo tre mesi di allenamento, feci il mio esordio in prima squadra a Roma,
alla terza di campionato, contro la Buscaglione. Nel ruolo di pilone,
ovviamente. Con le Fiamme Oro vinsi due Coppe Italia.
BRN Dalle Fiamme Oro al Petrarca. Allora, quasi
un passaggio “obbligato” per chi voleva un futuro che non fosse con la divisa
ministeriale. Coi bianconeri vincerai 4 scudetti e una Coppa Italia (nel
decennio 1972-1982) e per te si apriranno le porte della Nazionale (8 presenze
tra il 1974 e il 1978). Sarai uno dei protagonisti del primo epico incontro
all’Appiani nel 1977 contro gli All Blacks. Era il XV del Presidente, una selezione
ad inviti. Un match che rimarrà nella storia del rugby italiano. Eravate
coscienti di questo? Come ricordi la notizia della convocazione? Te l’aspettavi
o fu una sorpresa?
Presutti Mi
ricordo che, in concomitanza, la Nazionale Italiana doveva giocare in Polonia,
nella Coppa FIRA ma, chiaramente, la sfida più importante era quella contro gli
All Blacks, visti fino ad allora solo in
qualche filmato. Tutti noi avevamo l’ambizione di giocare quel match. Nella
settimana in cui i neozelandesi si allenavano ad Abano, presi addirittura un
giorno di ferie per andarli a vedere. La convocazione arrivò al Petrarca, come
di consuetudine, tramite un telegramma. All’Appiani ci ritrovammo quindi io,
Monfeli e Piovan in prima linea, ma con altri compagni di squadra (n.d.r. Bergamasco, Rinaldo, Baraldi, Babrow, Pardiés). Disputammo una gran partita, con lo stadio
che per la seconda volta in assoluto aveva fatto il pieno. Un’esperienza indimenticabile.
22 ottobre 1977, Stadio Appiani di Padova. Il XV del Presidente che incontrò per la prima volta gli All Blacks. Pasquale Presutti è il quarto in piedi da sinistra. |
BRN Da quel 1977 di strada ne hai fatta
tantissima. Smessa la maglia da giocatore, hai indossato la tuta da allenatore.
Un altro passo “obbligato” per te o una imprescindibile scelta di vita?
Presutti
Sai, da giocatore ho sempre avuto ottimi rapporti con i miei allenatori.
Marcello Fronda, prima, poi Memo Geremia, mi hanno dato molte opportunità ed io
mi interessavo anche al loro modo di allenare. In seguito ebbi modo di essere
allenato da altri grandi: Nini Dolfin, Guy Pardiès, che al Petrarca aveva la
doppia veste di allenatore/giocatore. Imparai molto da loro e, una volta smessi
i panni di giocatore, chiesi a Memo Geremia di farmi fare il corso da
allenatore. Cominciai ad allenare la Tre Pini, con Elio Michelon. In pochi anni
portammo la seconda squadra del Petrarca dalla C alla Serie A. Per me è stato
un passaggio naturale: respirare l’erba del campo era, ed è ancora la mia
principale passione.
Pasquale Presutti, a destra di "Cico" Piran (nel cerchio rosso) suo compagno di squadra, scomparso di recente. Il primo a destra è Memo Geremia, suo allenatore, presidente e grande estimatore. |
BRN Non sempre un bravo giocatore diventa poi
anche un bravo allenatore. Con te il “teorema” è dimostrato al contrario: col
Petrarca nel 2011 hai riportato uno scudetto che mancava da 24 anni e con le
Fiamme Oro, nella passata stagione, hai conquistato il Trofeo Eccellenza,
entrambi successi maturati al “Battaglini” contro Rovigo. In questo campionato,
dopo 7 giornate, con i cremisi sei ai vertici della classifica generale (3°
posto assoluto, dietro Calvisano e Mogliano). Usi qualche “pozione”
particolare, o vale la risposta che mi desti qualche anno fa?
Presutti
Vale quello che ti ho già detto. Ogni tanto mi capita di vedere le
conferenze di Velasco. Lui dice sempre che bisogna essere se stessi, sempre.
Bisogna essere in grado di saper dare delle risposte a chi te le chiede. Tutto
qua. Cerco di essere sempre me stesso e trasmettere agli altri quello che mi è
stato insegnato. Semplicemente, in maniera chiara, ma molto serena.
BRN Parliamo ora delle Fiamme Oro, squadra del
gruppo sportivo del Ministero degli Interni. Secondo alcuni, non dovrebbe
partecipare al campionato con le altre, sostenute esclusivamente dai privati.
So che su questo argomento hai un diverso punto di vista. Me lo spieghi?
Presutti Credo
che per un ragazzo che voglia imparare uno sport, uno qualsiasi, e lo voglia fare
in un ambiente dove, oltre allo sport, ti vengono anche insegnate le regole della
buona educazione civica e di comportamento, scegliere il Gruppo Sportivo delle
Fiamme Oro sia un’ottima scelta. Sotto questo punto di vista non vedo nessuna
differenza tra noi e le altre società dell’Eccellenza. E chiaro che un ragazzo
che vuole giocare a rugby con noi, in più fa una precisa scelta di vita, anche
se ciò, probabilmente, non lo vincolerà per sempre. Come le altre società, anche
se noi facciamo parte dell’Amministrazione Pubblica, non abbiamo un budget
illimitato, anzi. Forse, il fatto che non possiamo ricevere sponsorizzazioni in
danaro addirittura ci penalizza.
BRN
Questo è il terzo anno in Eccellenza per le Fiamme Oro.
Un ritorno nella massima serie dopo tanti anni, che è coinciso anche con il tuo
nella squadra dove avevi mosso i primi passi da giocatore. I primi due
campionati disputati in maniera più che onesta, e quest’anno l’approdo ai
“piani alti” della classifica con 5 vittorie e due sole sconfitte. Alcuni tuoi
vecchi compagni hanno dichiarato che sarà difficile scalzarvi dalle posizioni
di testa e, a giudicare anche dai movimenti di mercato (a gennaio si aggregherà
un nuovo giocatore neozelandese), sembra che i vostri obiettivi stagionali
siano quelli di giocarvi i play off?
Presutti Dopo
sei anni passati da allenatore al Petrarca era giunto il momento di cambiare. Il
Dr. Forgione (n.d.r. Presidente della squadra delle FFOO) mi convocò a Roma per
illustrarmi il loro progetto di crescita, che mi piacque subito ed accettai l’incarico.
Quest’anno stiamo facendo molto bene, più degli anni scorsi. Questo grazie
anche all’aiuto di Giovanni Raineri, arrivato da L’Aquila per la gestione dei
trequarti e che, con Alessandro Castagna (allenatore della mischia) compone il
reparto tecnico delle Fiamme Oro. Con loro abbiamo cercato di amalgamare il
gruppo ed affinare le potenzialità di ciascuno, per portare avanti il progetto del
Dr. Forgione. Con San Donà, Lazio, Viadana e Petrarca, siamo in lotta per quell’unico
posto lasciato libero da Calvisano, Mogliano e Rovigo che, a meno di improbabili
sorprese considero qualificate. Noi ci
proviamo, ma se alla fine del campionato non saremo tra le prime quattro,
comunque per le Fiamme Oro sarà un risultato significativo per portare avanti
il progetto iniziato due anni fa.
BRN Nell’ultima gara di campionato, in casa,
avete battuto nettamente Viadana con 18 punti di differenza. Sabato prossimo sarete
ancora al “Battaglini” contro la Femi CZ Rovigo. Il clima in casa rossoblu non
è dei migliori, dopo la sconfitta contro Mogliano, tuttavia la squadra di
Filippo Frati è una delle pretendenti allo scudetto. Come vi state preparando
alla gara?
Presutti Con
molta determinazione, consapevoli che Rovigo ha una squadra completa, forte in
tutti i reparti e con un allenatore giovane, tra i migliori in circolazione. Non
è una singola sconfitta che può abbassarne il valore. E poi il pubblico del “Battaglini”
è senza dubbio il sedicesimo uomo in campo, un grande valore aggiunto.
BRN Prima del giro di boa, a Ponte Galeria
arriverà il Marchiol Mogliano. In campionato, in casa non avete mai perso. Solo
la squadra di Properzi e Galon è l’unica ad avervi battuto, ma nella semifinale
del Trofeo Eccellenza. Trascurando Calvisano, che pare non avere rivali
quest’anno, e Viadana (che avete già battuto), quale tra Mogliano e Rovigo temi
di più?
Presutti Come
ho già detto, con Calvisano e Rovigo, Mogliano è una delle squadre più
attrezzata e forte. Contro di loro non siamo mai riusciti a vincere nei due
anni passati e quest’anno abbiamo già perso in semifinale del Trofeo Eccellenza.
Rispetto tutti, ma quando vado in campo con la mia squadra il mio obiettivo é
sempre quello di vincere: ci proveremo anche con loro.
BRN Nicola Benetti, Carlo Canna, ma anche Guido
Barion e Andrea Bacchetti (due rodigini D.O.C.), Michele Sutto (anche lui
scudettato col tuo Petrarca): solo alcuni tra i giocatori imprescindibili nelle
formazioni di partenza delle Fiamme Oro. L’ ”anomalia” di vestire la divisa da
poliziotto, pensi che abbia precluso loro le porte ad altri obiettivi? Chi
altro vedi, come possibile emergente tra i cremisi?
Presutti Sicuramente
la “divisa” per qualcuno potrebbe essere un ostacolo (n.d.r. i giocatori delle
Fiamme Oro, per regolamento interno, non possono avere procuratori), tuttavia
chiunque abbia l’opportunità di fare carriera in altre squadre ha anche la
possibilità di farlo. Per riallacciarmi al discorso di prima: credo che le
Fiamme Oro possano diventare un’ottima risorsa per il rugby italiano e per noi è
motivo di orgoglio avere atleti che fanno il salto di qualità in club più
titolati del nostro, non può altro che farci piacere. Significherebbe amplificare
la bontà del nostro lavoro.
Michele Sutto: seconda linea, già nel Petrarca dello scudetto, passato alle Fiamme Oro è tra le prime scelte di Presutti. (ph Paolo Cerino) |
BRN Non manca molto al tuo prossimo compleanno e
succederà poco dopo aver incontrato in casa il Cammi Calvisano, alla seconda di
ritorno. Che regalo ti piacerebbe ricevere quest’anno dalle tue Fiamme Oro?
Presutti Come
il Mogliano, anche Calvisano è la nostra bestia nera: con loro abbiamo sempre
perso. Per la legge dei grandi numeri, spero per noi che quest’anno sia la
volta buona. Per me, un regalo molto gradito!
BRN Per concludere questa nostra lunga chiacchierata,
era inevitabile, da parte mia, una domanda sul Petrarca, che sta vivendo una
delle stagioni più difficili della sua recente storia. Alcuni infortuni, ma
anche scelte probabilmente sbagliate “a monte” (lo stesso presidente Toffano,
in una recente intervista, riconosceva qualche errore di valutazione nel
mercato acquisti) hanno sin qui condizionato il rendimento della squadra. Una
delle critiche che viene mossa al Petrarca sono i tanti nomi nuovi
nell’organico ad inizio di ogni stagione (almeno 15-16 giocatori ogni anno) che,
di fatto, rendono difficile il compito di Moretti e Salvan nel trovare amalgama
e un modulo di gioco efficace. Un po’ quello che successe al Petrarca la
stagione successiva a quella dello scudetto, anche se in misura minore. Ritieni
anche tu che cambiare tanti giocatori ogni stagione renda difficile il compito
di un allenatore? Qual è il tuo punto di vista?
Presutti Al
Petrarca ho trascorso una vita. La mia esperienza a Padova mi ha portato ad
essere quello che sono ora. Senz’altro il Petrarca sta vivendo un momento
difficile, anche se, come ho detto prima, secondo me ha ancora tutte le
possibilità per conquistare il quarto posto che insegue da dopo la vittoria
dello scudetto. Gli errori ci possono stare, ma i mezzi per ripararli in fretta
ci sono tutti, ed è quello che auguro al Presidente Toffano, a Moretti e
Salvan, ai loro collaboratori e ai giocatori tutti.
BRN E l’ultima, davvero: che programmi hai per
il futuro?
Presutti Ora
parlo alla gente, ai miei collaboratori, ai giocatori, e sento che mi ascoltano…
quando si volteranno da un’altra parte, allora vorrà dire che per me sarà
giunto il momento di smettere.
Quel giorno ti chiamerò e ti chiederò
di venire con me a vedere la partita in tribuna.
Non c’è nulla da capire nel rugby:
come nella vita, solo cose semplici, senza strafare.
Credo
che questo sia il vero segreto di un
uomo che ha dedicato la sua vita al rugby e che dal rugby attende (e merita)
molte altre soddisfazioni.
Enrico DANIELE
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