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mercoledì 28 gennaio 2015

DIVORZI NEL RUGBY: CONSENSUALI? NON SEMPRE

C’è chi se ne va sbattendo la porta.
E chi divorzia per risposarsi, senza mai farlo veramente.

Fu la rivoluzione culturale post-sessantottina a legalizzare il divorzio in diversi paesi.
Un argomento “tabu” nella cattolicissima Italia, che per anni aveva diviso l’opinione pubblica tra i favorevoli e i contrari. La legge venne poi introdotta sul finire del 1970, per buona pace del partito di maggioranza relativa, che in seguito tentò invano di farla abrogare con un referendum.


Oggi il divorzio è pratica assai comune e, a farci caso, sono perlopiù i protagonisti che, spesso, arrivano anche a farsi la guerra.
Viceversa, nello sport, i divorzi ci sono sempre stati, legge o non legge.
Nel calcio è di questi giorni il divorzio di Antonio Cassano, che sbatte la porta in faccia al Parma (e al calcio?) per motivazioni economiche.
E, prima di lui, un altro Antonio, Conte, lasciava la Juventus con lo scudetto per la panchina della Nazionale.
Anche nel rugby nostrano, non sono rare separazioni inattese e non sempre consensuali.
E’ il caso, ad esempio, di Mauro Di Maggio, capitano della promozione in Eccellenza del suo San Donà, dopo anni di purgatorio nelle serie minori. Praticamente messo fuori rosa da inizio stagione, a gennaio 2015 il talentuoso terza linea di Vigevano, ha lasciato il club veneziano, non senza qualche polemica.
Mauro Di Maggio: prima capitano,
poi il divorzio da San Donà
(ph da La Nuova Venezia)

Prima di lui, era successo a Nicola Pavin, mediano d’apertura del Mirano in Serie B che, per “incomprensioni” con il club veneziano, a novembre 2014 si era accasato al Tarvisium, sua “patria” d’origine.
Dopo solo qualche gara, il francese Jean Luc Sans a novembre si dimetteva da allenatore de I Cavalieri Prato in Eccellenza. Non sono mai state rese note le motivazioni ufficiali, ma la successiva partenza di altri giocatori dalla società toscana (a dicembre se ne andranno altri due transalpini, Pages e Vilaret) hanno lasciato poco spazio ad interpretazioni diverse da ragioni (strettamente) economiche. Più o meno le stesse per cui, nella stagione precedente, altri giocatori avevano lasciato il club del Presidente Tonfoni.
Prima ancora, ne I Cavalieri, più clamoroso fu il divorzio degli allenatori De Rossi e Frati, passati a Rovigo con, a séguito, molti degli stessi giocatori.
A stagione iniziata, quest’anno è ancora Andrea De Rossi protagonista del divorzio, stavolta dal suo compagno Filippo Frati (e dal Rovigo): si accaserà, infatti, alle Zebre. Le sirene della Pro 12 (e probabilmente, anche quelle di un maggior guadagno assicurato dalla Federazione) sembrano aver “ammaliato” il tecnico di origini genovesi.
Doppio divorzio per Andrea De Rossi:
da Frati e da Rovigo. Troppo forte
il richiamo delle Zebre.
(ph dal sito Zebre Rugby)

Ancora in Eccellenza, nell’estate 2014, il divorzio toccava a Carlo Fazzari, non senza polemichetwittate”, così come esigono i tempi moderni.
Allora, i rancori del pilone bresciano erano nei confronti di un rugby, che non gli avrebbe garantito “sufficienti guadagni per mantenersi da vivere”.
Lasciava così il Petrarca (con cui era stato Campione d’Italia), dopo il rientro dalle Zebre, per acquisire minutaggio a seguito di lunga riabilitazione.
La decisione sorprese e fece discutere un po’ tutti nell’ambiente ma, ancor più clamore, suscitò la sua decisione di tornare sui campi da rugby.
Domenica scorsa era (inspiegabilmente!) a Rubano con il Patarò Lumezzane, a giocarsi la Poule Salvezza in Serie A. Mah!
Sempre in Serie A, la notizia arriva da Reggio Emilia: brusco divorzio tra il club della Canalina e Filippo Scalvi. Domenica scorsa, il seconda linea-flanker bresciano, era già in campo con il Colorno, una delle più agguerrite avversarie di Reggio nella Poule Scudetto. Asettico il comunicato della società rossonera, presieduta da Giorgio Bergonzi, per l’occasione dichiaratosi alquanto “seccato”.
Carlo Fazzari in lacrime, ai tempi
dello scudetto col Petrarca.
(ph Elena Barbini)
Ancora in Serie A, ai primi di gennaio 2015, alla ripresa degli allenamenti, Danilo Maccan comunica la volontà di lasciare l’Amatori Rugby Badia, di cui era stato capitano sino a qualche domenica prima. Piuttosto “formale” il comunicato stampa della società polesana, con tanto di ringraziamenti e auguri al giocatore. Più dirette, invece, le dichiarazioni del suo allenatore, Roberto Pedrazzi, che si dice “deluso dal comportamento di Maccan”.
Ma altrettanto diretta è la replica del “jolly” riminese che, senza mezza termini, adduce motivi di carattere economico. Per la cronaca: senza di lui l’Amatori sprofonda sempre più nel pantano della Poule Retrocessione; con lui in campo, il Pesaro Rugby (sua nuova squadra) domenica scorsa è riuscito nell’impresa (mai realizzata in precedenza) di battere il Romagna FC a Cesena nella Fase Promozione della Serie B.
D’estate aveva fatto molto parlare il divorzio (dopo dodici anni, quattro dei quali nel campionato celtico) tra Vittorio Munari e la Benetton Treviso.
L’improvvisa rottura del fortunato pluriennale sodalizio, con tante soddisfazioni per entrambi, venne imputata principalmente al mantenimento degli “equilibri tra il club trevigiano e la Federazione, cui il fare diretto e deciso (ma competente) del grande piccolo” del rugby italiano
Danilo Maccan, felice ai tempi
di Badia (ph Paolo Aguzzoni)
non è mai stato gradito al patron, Alfredo Gavazzi.
Altrettanto clamore, poi, suscitò il nuovo matrimonio di Munari col Petrarca, prima smentito categoricamente, poi dichiarato alla stampa con un comunicato dello stesso Presidente Enrico Toffano.
Ebbene, salvo qualche breve apparizione, senza mai peraltro intervenire in veste ufficiale, di Vittorio Munari al Petrarca si son perse le tracce, da tempo.
Così non sembra si sia trattato proprio di divorzio ma di un matrimonio che non s’ha da fare”. Né domani, né mai…chissà?!
Vorremmo tutti poterlo chiedere all’ illustrissimo signor don Rodrigo” o tutt’al più all’ “Innominato”…
Vittorio Munari e Antonio Raimondi: continua il fortunato sodalizio televisivo tra i due
(ph dalla pagina Facebook di Antonio Raimondi)

Enrico DANIELE

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