Angelo
Volpe, stimolato dai commenti sul suo post, riprende l’argomento “derby” e lo
analizza più a fondo.
Vedo
con piacere che il mio post a commento sul 154° derby di domenica ha
suscitato la voglia di discutere sull'argomento da parte dei lettori del
Boccaccio (il riferimento, in particolare, al commento tecnico inviato da “Bruno”,
che riporto in fondo e vi invito a leggere – ndr).
Il
che è senz'altro un buon segnale, perchè denota attenzione e passione. Il
Petrarca rimane comunque nel cuore dei suoi sostenitori.
Il 154° Derby d'Italia e stato vinto da Rovigo 24-6 (ph Ufficio Stampa Rovigo) |
Vorrei
aggiungere alcune considerazioni partendo da alcuni dati statistici del derby
che ho ripreso dal sito onrugby.it (li prendo
per buoni, anche perchè la memoria visiva mi dice che siano abbastanza attendibili):
Rovigo
ha perso il 31% delle sue touche, mentre il Petrarca ne ha vinte l'83%
Mi
pare che questi dati dimostrino che il Petrarca ha vinto il confronto diretto
tra i pacchetti di mischia. Considerando che di fronte avevano la mischia del
Rovigo, mi sembrano dati più che positivi. Il problema vero di quest'anno
è che a fronte di questi dati positivi la squadra non concretizza nulla o quasi
nulla in termini di realizzazioni. Perchè se il lavoro della mischia non viene
trasformato in punti e in mete è lì che va cercato il problema. E dunque nella
linea mediana e nei trequarti. Manca quella rabbia necessaria e indispensabile
che porta a superare l'avversario ("masticarlo per benino e poi sputare
gli ossi"), fino a mettere il pallone in meta. Una volta il Petrarca era
famoso e temuto per il principio minimo sforzo>>massimo risultato:
partita controllata e dominata dalla mischia e precisione chirurgica dei
trequarti nell'affondare il bisturi. E le vittorie fioccavano. Adesso vige il
principio opposto: massimo sforzo>>minimo risultato. La
mischia continua a farsi un mazzo così, ma i trequarti non riescono a
guadagnare un metro. E le sconfitte fioccano. Purtroppo.
Motivi? Difficile dirlo.
Motivi? Difficile dirlo.
Io
non sono un tecnico e quindi non ho voce in capitolo, ma forse l'approccio con
l'avversario è il nodo principale. Il rugby è uno sport di combattimento. Non
basta lo stile e la tecnica (i nostri ragazzi non sono secondi a nessuno sotto
questo profilo) se non sono supportati dalla grinta e dall'aggressività
agonistica proprie del rugby. E non dimentichiamoci il talento, la fantasia e
l'intelligenza dei singoli come bagaglio individuale innato che alla fine fa la
differenza. Doti che non si insegnano, ma che si hanno dentro, nel DNA sportivo
e caratteriale. L'intelligenza e la scaltrezza sono il “quid” che fanno di un
giocatore ordinario un grande giocatore. Non è qui il caso di fare nomi o
confronti con giocatori petrarchini del passato, ma l'approccio con
l'avversario, la voglia e la determinazione di farne un solo boccone al momento
giusto e senza pietà pare quasi che siano doti in via di estinzione.
Angelo VOLPE
Il commento pubblicato da “Bruno”:
“ Sono d'accordo in linea generale con
la disamina. Incapacità quasi assoluta di far gioco produttivo. La grinta e la
voglia per buona parte dell'incontro ci sono state, ma non bastano. La touche
ha iniziato bene, rubando due palloni agli avversari, ma poi non mi sembra
abbia brillato. Con l'ingresso di Zani in mischia chiusa si è fatto meglio, ma
non in modo tale da incidere più di tanto. Aldilà di un paio di calci altro non
si è ottenuto perché loro comunque riuscivano con Ferro a tirar fuori il
pallone, perdipiù cogliendo in contropiede la nostra mischia impegnata in piena
spinta. Manca Su'a e si sente, Francescato è troppo lento nel tirar fuori il
pallone, passa spesso male e azzecca un calcio nel box su 4. Benettin, e qui
contesto l'analisi, non è un'apertura e nel ruolo non mi è piaciuto. Non sa
usare il piede ed è grave. Prova spesso ad attaccare la linea ma non ha mai
creato alcun problema al Rovigo se non con un bel offload a Bettin (davanti
aveva Rodriguez, noto per non essere un gran placcatore) per il resto il nulla,
non diversamente dagli altri. La prima meta per me è una sua responsabilità (il
passaggio a Bettin era un clamoroso palla-uomo che andava evitato) e la terza
nasce dall' unico suo rinvio con il piede finito comodo comodo in bocca a loro.
Salvo Eru in un paio di occasioni, nessuno mai è riuscito a superare la linea
del vantaggio; Conforti, almeno non ha perso metri; gli altri, tre quarti
compresi, sì. Non credo sia tutta colpa loro. Capraro ha confermato di non
essere all'altezza: a fronte di un paio di buone risalite e di un paio di buone
pedate, ha commesso enormi sciocchezze: la responsabilità della seconda meta è
tutta sua.
Una cosa almeno si è chiarita. Non è
colpa nè di Menniti Ippolito nè di Marcato se la squadra non sa più giocare,
con buona pace di qualche tifoso (e non solo). A mio parere, se si voleva
continuare l'esperimento Benettin, ed anch'io lo avrei fatto, si doveva far
giocare Menniti estremo sia perchè rinunciare all'uso tattico del piede con
l'Aquila ci può stare, ma con Rovigo no; sia perchè il ragazzo conosce il ruolo
e la posizione e, nonostante il parere di molti, ha visione di gioco e sa
leggere le situazioni più di altri”
Bruno
Una cosa che non mi piace è che si dica questo ha sbagliato, la colpa è tutta di quell'altro..c'è sempre prima di tutto chi mette in campo i giocatori, parlare di responsabilità è una cosa ,di colpa un'altra. A volte le scelte sono obbligate da situazioni indipendenti dalla volontà..un esempio Angelo era a casa ad assistere alla tv perché influenzato..non per colpa. La mia opinione è che di giocatori migliori del Petrarca son piene le franchigie e se il ruolo del Petrarca è quello di far giocare piu' giocatori possibile in questo meraviglioso sport , la soddisfazione è vederli poi in campo anche in Nazionale , li crei e se ne vanno..chi invece se ne approfitta è chi non riconosce al Petrarca il ruolo di scuola e accademia .
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento!
EliminaSono abbastanza d'accordo Alfredo, anche se bisogna capire che il Petrarca gioca nel campionato d'Eccellenza (il cui livello si è abbassato notevolmente – per tutti - dopo l’ingresso nella lega celtica), ed è lì che il Petrarca deve dare il meglio di se. Se viene fatta una critica, questa deve essere costruttiva, e credo che i commenti seguano sostanzialmente questa linea. Capisco, e sono d'accordo che i giocatori, ai quali viene data una possibilità migliore, debbano essere lasciati liberi di seguire il loro percorso (tutte le società lo fanno e tante società hanno giocatori in Nazionale o in Pro 12), tuttavia il Petrarca deve giocare questo campionato e deve essere attrezzato per farlo in maniera consona al suo blasone e, quantomeno alla pari delle altre (che hanno esattamente gli stessi problemi e gli stessi obiettivi). Che significa valutare i giocatori (in arrivo) in funzione dei mezzi (propri - senza soldi è difficile anche se, a volte, nonostante i soldi è facile sbagliare) e delle opportunità che si offrono ad un giocatore che arriva al Petrarca (formazione, scuola, accademia, chiamala come vuoi). In questo momento, nelle selezioni nazionali giovanili non abbiamo atleti (1 solo c'era in U20, e 1 in U18, ma non sono stati confermati per le prossime competizioni). Nei tornei giovanili non vinciamo un titolo da troppo tempo (ricordo a memoria un "Topolino U14" due anni fa). Questo, con proiezione a medio-lungo termine per la Prima Squadra, è piuttosto grave per un club che è stato fucina di giocatori approdati in squadre Nazionali ed estere. Credo che il percorso formativo impostato col cambio della guardia nel settore giovanile (due anni fa) sia ancora in fase evolutiva, i cui frutti si vedranno più avanti. Nel frattempo bisogna tener d'occhio i vivai circostanti (per fortuna a Padova ci sono almeno altre 4 società che hanno un buon settore giovanile) ed è lì che bisogna "pescare", tessendo di relazioni equilibrate, in modo tale che ciò favorisca anche "scambio" di atleti dall'una e dall'altra parte.
Un metodo è quello di mandare in giro gli osservatori (non fidarsi sempre e solo dei procuratori che, bontà loro, devono fare il loro mestiere). Dal canto mio, mi sono trovato quest’anno nella condizione di girare i campi della Serie A veneta: ti assicuro che in giro ci sono fior fiore di giocatori che non sfigurerebbero assolutamente nell’Eccellenza di oggi e, cosa da non sottovalutare, costerebbero veramente “na forcà de nose”.
Un paio di note per valutare meglio le squadre. Senza proprio nessun intento giustificatorio (anzi) ma in vista del futuro
RispondiEliminaRovigo - 5 giocatori di formazione straniera nei 15 compresa l'apertura , 3 ragazzi di Rovigo nei 15 , 2 in panchina
età media 27.8 anni
Petrarca : 3 giocatori di formazione straniera nei 15, 6 giocatori Padovani nei 15, 3 nei 23 da fuori veneto (Giusti , Bigi e Trotta) età media 22.8 anni
PS : Menniti Ippolito non è a posto fisicamente, e lo si è visto anche nella partita con l'Aquila, servirà un po' di tempo per rivederlo in campo; al Petrarca mancavano almeno 5 titolari che questa partita l'avrebbero giocata : Targa, Tveraga, Sua'a , Zago, Marcato/Menniti ippolito ; Rovigo disponeva di tutti i titolari.
Nel Rovigo un assente che avrebbe giocato sicuramente è Steve Bortloussi (postumi da infortunio alla spalla)
EliminaE' probabile che se disponibile Bortolussi avrebbe giocato, ma non so se sarebbe stato un bwene per Rovigo vista la bella partita giocata da Menon all'ala. per me è stato il migliore dei suoi.
EliminaBruno
Menon è senza dubbio, con Ferro, il miglior prodotto di Rovigo (pensa che la scorsa stagione ha dovuto fare il secondo a Mirco Bergamasco che, quanto a resa, è valso l'1% di Menon!). Certo è che a Bortolussi non sarebbe parso vero intrufolarsi nelle maglie difensive del Petrarca...
EliminaMenon , anche se dal cognome tipicamente vegeto , viene dal Firenze Rugby, e non da Rovigo
RispondiEliminaAntonio
Grazie per la precisazione, ciò non toglie che sia un ottimo prodotto, sicuramente "affinato" a Rovigo.
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