Con la vittoria in gara 1 la bilancia pende nettamente dalla parte di
Rovigo
Ma tutto è possibile, a patto che…
L'immagine di Edo Lubian sulla t-shirt stampata dopo la vittoria in gara 1 della Femi CZ Rovigo. "Loro non sono dei chihuahua, ma anche noi saremo pitbull" |
Dopo la vittoria, netta e meritata, della Femi CZ
Rovigo nella semifinale di andata, non c’è più l’equilibrio che aveva distinto
le precedenti tre gare in stagione col Petrarca.
La vittoria dei bersaglieri ha sorpreso tutti, prima
di tutto gli stessi rodigini che, alla luce delle ultime gare di stagione erano
dati nettamente perdenti nei confronti del Petrarca. Trascurando l’ultima gara stagionale, gli uomini di Cavinato avevano maturato un ruolino di marcia assai
consistente e si erano presentati al “Battaglini” con più credenziali rispetto
ai padroni di casa. Tuttavia, come spesso accade, i favoriti sulla carta
finiscono poi per essere perdenti sul campo e, ironia della sorte, quelli che
se lo sono ricordati per primi, sono stati proprio gli uomini di McDonnell che
hanno sfoderato una gara superlativa, mettendo al sicuro il risultato nel primo
tempo e domenica si presenteranno al “Plebiscito” con un piede in finale.
Tutto deciso quindi?
Direi di no, anzi, tutti noi di parte bianconera ce
lo auguriamo, anche se devo dire che il clima che si respira in questi giorni dalle
parti del “Memo Geremia” non è dei migliori. Pare sia
convinzione di molti che il Petrarca difficilmente riuscirà nel compito di
marcare 4 mete e distanziare di 16 punti Rovigo staccando il biglietto per
la finale.
Non sono di questo parere, ovviamente, ma devo ammettere
che l’impresa non sarà delle più semplici. Tuttavia, mi associo a quelli che
come me credono nella “remuntada” (non mi piace per nulla questo termine
pallonaro, ma mi adeguo), le Ombre Nere per prime, gli Old del Petrarca e quei tifosi-sostenitori
che, come me, hanno seguito assiduamente la squadra in questa stagione.
Voglio credere, fino in fondo, che nella testa dei
ragazzi che scenderanno in campo domani pomeriggio al “Plebiscito” scatti
quella molla, quell’interruttore che accende la rabbia agonistica necessaria
per stendere l’avversario, per non dargli respiro, per tramortirlo al punto
tale da renderlo subito inerme.
Utopia la mia? Non credo.
La scorsa domenica mattina ero ai bordi del campo 2 del “Battaglini”
dove l’Under 18 del Petrarca a 15’ minuti dall’inizio gara contro la Femi CZ
Rovigo era già sotto di due mete a zero (12-0) grazie ad un “uno-due” che
avrebbe messo al tappeto anche il pugile più forte. Bene, quel colpo ha sortito
esattamente l’effetto contrario nei nostri ragazzi che alla fine non lasceranno
spazio all’avversario e porteranno a casa un 24-12 che non si discute.
Qual è la differenza rispetto alla sconcertante gara
della prima squadra?
La testa, il cuore, l’attaccamento alla maglia di
tutti, dei tecnici, dei dirigenti accompagnatori, dei
tanti tifosi al seguito. Sì, perché se sono 15 i giocatori che vanno in campo,
la squadra siamo tutti noi.
La differenza l’ha fatta la consapevolezza dei propri
mezzi, del fatto che giocare insieme per la stessa maglia (da più di qualche anno per molti di loro) è
quello stimolo in più che ti carica e ti fa dimenticare una stagione pesante, che
ti ha distrutto il fisico ma che ora improvvisamente sparisce per lasciare
spazio alla rabbia, alla sete di vittoria, al raggiungimento di ciò che ti
meriti.
Domenica scorsa al “Battaglini” i tifosi di Rovigo indossavano
una t-shirt azzurra con stampata in petto l’immagine di Edoardo Lubian che scarica la sua rabbia dopo la vittoria contro il Petrarca.
Un simbolo, l’emblema di una squadra e di una
tifoseria che si è accorta improvvisamente di avere ancora lo scudetto impresso
sulle maglie e di volerlo difendere alla morte.
E noi, ci siamo dimenticati dell’urlo di Federico
Conforti, oggetto di una bellissima immagine che ha accompagnato una campagna
pubblicitaria del Petrarca qualche tempo fa? O quello di Nicola Bezzati che
alza la coppa dopo la finale scudetto vinta al “Battaglini”?
Non dimentichiamoci che anche noi, dentro, abbiamo
quella stessa grinta e quella stessa rabbia e voglia di vincere.
Anche noi siamo pitbull…consapevoli che loro non
saranno dei chihuahua!
Forza
Petrarca. Sempre!
Nicola Bezzati dopo la vittoria dello scudetto: anche noi siamo pitbull. (ph Elena Barbini) |
Enrico
DANIELE
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