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lunedì 12 maggio 2014

RICOMINCIARE DA CALVISANO, GUARDANDO AVANTI

I biscotti? Assurdità del peggior calcio!

Il commento lucido, sereno e obiettivo di Angelo Volpe sulla sconfitta del Petrarca a Calvisano.

Delusione e rabbia
Questi i sentimenti che si leggevano ieri sui volti di chi era presente a Calvisano. 
Delusione perché l’obiettivo dei play off è stato fallito ancora una volta e per un solo misero punto. Rabbia perché era assolutamente alla portata del Petrarca
Un Petrarca che ieri è sembrato l’ombra della squadra tenace e determinata che solo una settimana prima aveva battuto di forza il Rovigo con una prestazione maiuscola. Una squadra probabilmente penalizzata dal gran caldo e annebbiata nelle idee
Quale possa essere il motivo di questa mancanza di lucidità è uno dei quesiti maggiori. 
La prima risposta che mi viene in mente è la paura. Paura di vincere. Paura di affrontare il passaggio ai play off. Intendiamoci nessuno dei giocatori lo ammetterà mai, perché questo tipo di paura lavora e fa danni a livello inconscio, subdolamente. Ma il risultato è quello di bloccare le iniziative, di rendere timorosi i comportamenti, fragili le certezze e instabili le volontà. Paura di essere chiamati ad un compito grande e gravoso. Chissà. Ricordiamoci sempre della giovane età dei nostri giocatori.
Il fatto è che ieri a Calvisano si è passati da una sorta di euforia pre-partita al dramma del dopo-partita. Tensione alle stelle. Comprensibilmente. Tuttavia, il buon senso suggerirebbe di contare fino a cento prima di dire qualche parola di troppo o fare qualche gesto sconsiderato. Ma ieri la saggezza e il buon senso non c’erano al Peroni Stadium. 
Il Petrarca si è giocato la stagione e gli sforzi e i sacrifici di un anno intero nell’arco di 80 minuti maledetti. E per giunta di fronte aveva un avversario che sembrava confezionato apposta per spianare la strada al Petrarca. Una mezz’ora prima del calcio di inizio, scorrendo le formazioni ufficiali si commentava proprio questo: le partite non si vincono leggendo il foglio gara, ma lottando sul campo. 
Quella di Calvisano era una formazione piena di rincalzi con i pezzi grossi in panchina o in tribuna. 
Già, perché a dirla tutta il Calvisano avrebbe preferito di gran lunga avere di fronte il Petrarca in semifinale invece del Viadana con cui ci sono forti attriti per via della vicenda Aironi. 
Invece ci ha pensato il Petrarca a complicare la vita a se stesso e ai calvini. Una partita svogliata, sonnolenta, priva di determinazione. E condita anche con un po’ di presunzione
Una sana ignoranza avrebbe infatti suggerito o addirittura imposto di sfruttare ogni possibile opportunità di fare punti attraverso i calci di punizione. Bombardare i pali da ogni posizione avrebbe forse portato qualche punto nello score bianconero. In fin dei conti i validi piazzatori non mancano al Petrarca. Tra una probabile realizzazione al piede e una possibile meta si è scelta la seconda soluzione, con il risultato che le mete non sono arrivate e gli avversari hanno preso il volo. Loro no, non hanno disdegnato i calci di punizione e li hanno piazzati tutti o quasi tutti (20 punti realizzati al piede su 25 complessivi). 
Mentalità utilitaristica ed esperienza? Attitudine a raggranellare anche le briciole per levarsi la fame? Sana “ignoranza”? Boh, forse.
Alla fine si sente parlare di presunti “biscotti” confezionati da Viadana e Mogliano che avrebbero pilotato l’altro incontro clou della giornata per far fuori il Petrarca dai play off. 
Siamo seri, per favore!
Assurdità gratuite, degne del peggior calcio. Ci mancava solo l’ipotesi del “gomploddo” alla Biscardi.  La verità è che il Petrarca ha fatto di tutto per non riuscire a fare nemmeno un punto di bonus, salvo andare all’arrembaggio negli ultimi minuti, quando era ormai troppo tardi. E’ andata così, dopo che le ultime settimane nell’ambiente petrarchino sono trascorse a incitarsi vicendevolmente con slogan affascinanti come “Non mollare. Mai.” Purtroppo è successo proprio questo. La squadra ha “mollato” nel momento più cruciale, quando serviva tutta la convinzione possibile. Si è sciolta come ghiaccio al caldo quasi estivo di un sabato di maggio, quando tutti si aspettavano un blocco di granito, solido e inamovibile.
Andrà meglio il prossimo anno, diranno i saggi. 
Giusto. Sottoscrivo assolutamente. 
Sarebbe assurdo fare drammi o processi. Ancora più assurdo cercare capri espiatori o alibi da “biscottificio”. Bisogna essere realisti. Lo sport è vita. La vita continua nonostante tutto e bisogna guardare avanti. Il Petrarca ha risorse tecniche e mentali proprio per guardare avanti e riprogettare un’altra stagione. 
L’importante è mantenere la fiducia e i nervi saldi. Il resto viene da sé. 
L’importante è crederci per davvero. 
FORZA PETRARCA!!!


Angelo Volpe

Angelo Volpe, a sx, con Enrico Daniele sulla gradinata del CPO Giulio Onesti di Roma
(ph Corrado Villarà)

4 commenti:

  1. Paolo Pd1,
    Una domanda che sorge spontanea. Marcato è stato sostituito al 52 mo a Calvisano. Era infortunato o cosa? . Uno con il piede come il suo può restare in campo anche con un polmone solo dato l'alta percentuale di realizzazioni. A buon intenditor .....

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    1. angelo volpe5/14/2014 10:08 AM

      Anche la risposta sorge spontanea. Un giocatore deve assolvere a diversi compiti in campo. Un'apertura non deve solo calciare, ma anche (e soprattutto!) gestire il gioco. Che è compito ben più importante. Evidentemente Marcato in quel momento doveva essere sostituito per motivazioni che andavano oltre la sola possibilità di piazzare i calci. E in ogni caso il suo sostituto Menniti Ippolito è piazzatore di qualità anch'egli, basta vedere le statistiche e i punti realizzati. Sono numeri, non opinioni.

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  2. Seppure con ritardo, smaltita la delusione e la rabbia per l'occasione mancata, provo a dire la mia.
    Tutti d'accordo, credo, che sia stata una pessima prestazione ma esxluso che sia stata originata dalla "paura vincere". Semmai da un comprensibile ma non giustificabile rilassamento dopo la partita con Rovigo, dalla annunciata formazione di Calvisano, piena di seconde linee che, a torto, poteva far sembrare più agevole il compito, da una mancata decisa concentrazione sull'obbiettivo. Tutto ciò, è evidente, non cambia il giudizio che non può che essere negativo.
    Concordo inoltre con chi, anche in altri blog o forum, ha parlato di mancanza di leadership e di qualche errore di formazione, d'altra parte pure riconosciuto da Moretti nel post gara.
    Quanto alla partita, aldilà dell'aspetto psicologico di cui sopra (comunque decisivo) osservo.
    - non si vince una partita se non si ha la meglio in una mischia chiusa che sia una (credo che nel secondo tempo tutte le mischie abbiano comporato il fischio di un fallo a favore di Calvisano)
    - non si vince una partita se neppure la touche funziona (è inammissibile perdere la touche su proprio lancio sui cinque metri avversari quando gli avversari neppure saltano, ma è successo un paio di volte)
    - ad una squadra completamente "scarica" e deconcentrata nei i primi cinquanta minuti (parlo di squadra nel suo complesso e non di singoli), dopo l'ingresso in campo di Billot e Menniti-Ippolito l'atteggiamento è parso cambiare sia come ritmo che come "vis pugnandi" ma non purtroppo come risultato poichè la poca lucidità ha reso il tutto frenetico e disordinato oltrechè falloso. Alle due mete segnate hanno fatto da contraltare una serie di palloni buttati via per troppa frenesia ed una serie di falli nei raggruppamenti nel tentativo di recuperare palloni che Calvisano ha capitalizzato al meglio
    - al contrario di altri, credo che Marcato, che per classe ed esperienza avrebbe dovuto essere un leader, sia rimasto invece un corpo estraneo alla squadra, poco propositivo e quasi timoroso di assumersi responsabilità. Con Menniti in campo dall'inizio, secondo me, sarebbe andata meglio. Giustifico la scelta di Marcato solo per la attuale presunta maggiore affidabilità nei piazzati ma che senso ha tale scelta se poi non piazzi e prefersci giocare touch quando sei all'evidenza in sofferenza nel fondamentale?
    Bruno

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    Risposte
    1. Strano che nessuno al Petrarca abbia mai considerato che vincere mischie e touche sia basilare per vincere una partita. Se fossi Moretti o Salvan mi prenderei nota di queste interessanti osservazioni. Magari l'anno prossimo potrebbero servire.

      E' proprio vero che di scopritori dell'acqua calda è pieno il mondo. Vero Bruno?

      Anonymus

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