Tutti
sanno che ieri è stato l’ultimo giorno a Treviso, ma non si conosce il suo
domani.
Lontano
dalla palla ovale?
Vittorio
Munari è la figura tecnica senz’altro
la più nota, se non la più
rappresentativa del rugby italiano nel
mondo.
Di
origini bassanesi, classe 1951, fa di Padova la sua patria rugbistica elettiva dove, dopo un periodo da giocatore nel
Petrarca (vincerà anche un titolo nazionale nel 1971/72 con Memo Geremia
allenatore), diventa lui stesso l’allenatore del club padovano, consolidandone il prestigio sportivo
(tre scudetti da allenatore tra il 1984 e il 1987). Sarà lo stesso Memo Geremia,
che da subito aveva intuito le notevoli capacità di Munari, a volerlo integrare
nel Petrarca, prima come allenatore (il più giovane – 33 anni - in Italia ad
aver vinto un campionato nella massima serie), poi come dirigente fino a farlo
diventare General Manager e Amministratore Delegato: un punto di
riferimento, indiscusso erede di Geremia,
scomparso nel 1996.
Nel
2002 Vittorio Munari inizia la sua avventura
nella Marca, chiamato a ricoprire il ruolo di Direttore Generale alla Benetton Treviso dove vi rimarrà sino a ieri,
appunto.
Con
i biancoverdi 6 titoli nazionali sino al passaggio del club in Celtic League.
Questo,
sommariamente, il passato di
Vittorio Munari (nella foto sotto col suo grande amico David Campese ai tempi del Petrarca)
Ed il futuro?
Poco,
o niente, si sa.
E’
certo che il Presidente Toffano lo aveva avvicinato qualche mese fa,
quando il club padovano era alla ricerca di un Direttore Generale, una figura
che fungesse da “collettore” dei tre presidenti della holding petrarchina
(Senior, Junior, Spa) e degli “Amici di Memo” (la “cassa” del Petrarca) ma, per
stessa ammissione del nr. 1 petrarchino, non se ne è fatto nulla: costi troppo
elevati.
Tuttavia,
qualcuno chiosa che, se Munari fosse arrivato a Padova, troppe cose sarebbero dovute cambiare, ed il club bianconero non
sembra ancora pronto ad un tale cambiamento.
In
questi giorni circolano voci ( tuttavia prive di alcuna conferma ufficiale) che
Munari potrebbe far parte primaria di una nuova
realtà ovale.
Fantarugby?
Chiacchiere da club house?
Probabilmente,
anche se circolano altre voci (queste abbastanza attendibili) che un personaggio bene
in vista nel rugby padovano abbia preso in gestione due, non ben precisati, campi sportivi.
Per
giocarci a calcio? Non credo.
Ma
sono solo voci, ed il futuro di
Munari lo conosceremo sicuramente presto, potete stare sicuri.
Lontano
dalla palla ovale?
Non
credo.
Enrico DANIELE
per completezza, va ricordato che uno dei motivi della rottura fra Munari ed il Petrarca a suo tempo , fu proprio sulla strategia, Munari voleva disinivestire dal settore giovanile, ed utilizzare tutte le risorse per la prima squadra , cosa che ha poi fatto alla Benetton. Resta da chiedersi se al tempo Munari non abbia fatto apposta una "richiesta impossibile" perché tale era visto il DNA e l'impostazione del petrarca - per potersi "liberare" e realizzare le proprie idee con un supporto economico impossibile a Padova.
RispondiEliminaAntonio Carraro
Ti ringrazio per la precisazione che non mi era nota anche se, con il senno di poi, è piuttosto probabile sia così. Il mio pensiero su dove e come sia meglio investire è presto spiegato: dato il "fallimento" di un rugby professionistico per l'Italia (solo in Pro 12 lo si può definire tale), ed a maggior ragione, è assolutamente impensabile non dedicare risorse al settore giovanile, unica fonte di ricambio per la prima squadra. Tuttavia, e qui anche il Petrarca ha molto ancora da lavorare, i vivai sono difficili da mantenere, vuoi per le attenzioni verso altri sport, vuoi perchè le prospettive di carriera nel rugby per un giovane che esce dal vivaio, sono estremamente limitate. E questo, sempre a mio parere, perchè gli impianti ci sono (parlo del Petrarca) ma non ci sono tecnici con sufficienti qualità formative per preparare un futuro atleta di prima squadra. E, non me ne vogliano gli attuali tecnici del Petrarca (che stimo e ammiro per l'impegno che ci mettono nel loro lavoro), i risultati delle ultime stagioni del settore giovanile lasciano molto a desiderare. Ben inteso, questo a prescindere dall'impegno dei tecnici e da quello della dirigenza il cui esborso economico è senz'altro notevole. Se la "lungimiranza" di Munari per quanto riguarda il settore senior, venisse applicata al settore giovanile, avremmo in casa un "valore inestimabile"...ma qui il discorso si fa molto, molto complesso...e le sedi per discuterne concretamente sono sicuramente altre. Grazie Antonio.
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