Sabato
il test match con San Donà ha chiuso le amichevoli di preparazione al
campionato.
Il
commento di Angelo Volpe sulla pre-season dei bianconeri.
Con
la partita di San Donà, vinta sabato scorso per 21-7 dal Petrarca, si è concluso il ciclo degli incontri di
preparazione al campionato di Eccellenza programmati da Andrea Moretti e Rocco Salvan.
Calvisano, Benetton, San Donà (due volte), Mogliano
(due volte).
Bilancio:
quattro vittorie e due sconfitte.
Ma
poco contano questi conteggi. Conta molto di più invece verificare lo stato di forma atletica e tattica della squadra, l’omogeneità della
rosa dei giocatori, l’assimilazione
di schemi di gioco, l’amalgama e la
coesione in campo, la messa a punto
dei meccanismi delle giocate, la consistenza
dei giocatori stranieri e dei nuovi arrivati. Conta molto di più testare la
tenuta della prima linea, l’efficienza della touche, la precisione dei calci tattici, lo
stato di avanzamento della preparazione
atletica. Per ultima, ma non per importanza, la disciplina in campo.
Osserviamo
che non si tratta di formazioni sparring partner di serie inferiore,
bensì tutte di Eccellenza o addirittura di Pro12. Anche questo è un fattore da
valutare.
Cosa possiamo concludere,
fatta questa lunga premessa?
A
mio avviso il bilancio è più che
positivo.
Il
Petrarca ha vinto giocando un buon rugby,
molto vario, utilizzando sia i trequarti che gli avanti, senza sacrificare
nessun reparto od opzione di gioco. Ha
perso due partite, ma senza dare l’impressione di essere sovrastato,
nonostante l’importanza degli avversari. Contro
Calvisano il computo delle segnature in azione di gioco è pari. La
differenza è stata fatta da tre mete
tecniche. Contro Treviso il Petrarca
ha fatto un figurone, anche per demerito dei blasonati avversari che non
sono sembrati all’altezza della loro fama (inizio del Pro12 terrificante per il
Benetton…). Sia con Mogliano che con San Donà il Petrarca è venuto fuori alla distanza, nel secondo tempo, significando che
la condizione fisica è buona, che la concentrazione dei giocatori in campo non
ha subito flessioni. Ha segnato sia con
la mischia che con i trequarti.
Ha subìto e segnato mete tecniche di punizione evidenziando che il reparto di prima linea è quello in
maggior sofferenza. Ma è anche vero che è il reparto più “nuovo” della squadra, con quasi tutti nuovi
innesti, e tutti molto giovani. I vecchi saggi del mondo ovale predicano che le partite si vincono e si perdono in prima
linea, dunque è proprio lì che bisognerà lavorare a fondo per trovare
tonicità, forza e amalgama nella spinta.
Finora
in prima linea abbiamo visto (chi più chi meno, sono scesi in campo tutti o
quasi): Leso, Zani, Vento, Bigi, Gutierrez, Garfagnoli, Cecchinato, Iacob,
Delfino, Furia, Ragazzi. Grandi
potenzialità con qualcuno che si è già fatto notare più di altri. Seconde
linee: Tveraga, Trotta, (in attesa del
preannunciato argentino di qualità, Eru, Giusti e Targa possono giocare
anche in seconda);
Terze
linee: Eru, Conforti, Artuso, Giusti, Zago, Michieletto, Targa, Nostran (finora Zago semplicemente entusiasmante,
con Eru - foto a lato - chiamato a fare da punto di riferimento);
Mediani
di mischia: Su'a, Francescato (da quel che si è visto Su’a - foto al centro - può essere un giocatore davvero in grado di fare la differenza);
Mediani
di apertura: Menniti-Ippolito, Capraro, Marcato (valide alternative per
suddividere il peso della responsabilità di gestire il gioco della squadra);
Trequarti:
Woodhouse, Bettin, Favaro, Innocenti, Rossi, Casalini, Belluco, Di
Giorgio, Del Ry, Cerioni, Fadalti, Bellini, Benettin (la cavalleria
leggera petrarchina ha potenzialità
enormi e il peperino Fadalti
potrebbe aggiungere quel pizzico di
inventiva che ci vuole, da Woodhouse - foto sotto - ci si aspetta affidabilità e
consistenza).
Se
non ne ho dimenticato qualcuno si tratta di una rosa di ben 39 giocatori. La partita di san Donà ha mostrato
come i cosiddetti rincalzi in realtà non meritino una definizione così
riduttiva e come non ci sia una grande gap tra “possibili” e “probabili”
titolari. La forza di una squadra non si misura con la presenza di grandi nomi,
ma con la mancanza di panchinari
rassegnati e demotivati. Tutti devono sentirsi “parte del tutto” e
contribuire al massimo delle possibilità quando sono chiamati a farlo. Questo
significa essere squadra e farvi parte, non come gregari, ma come protagonisti.
E adesso?
Adesso, calma e sangue freddo.
L’esordio in campionato,
il 5 ottobre, sarà di quelli da
cardiopalma. Derby Day contro il
Rovigo al Battaglini. C’è chi storce il muso perché la partita più
importante della stagione arriva troppo
presto. Non ha tutti i torti. Ma ormai il calendario è fatto ed è inutile recriminare. Da qui al 5
ottobre ci sono meno di due settimane che serviranno a Moretti, Salvan e
Chillon (preparatore atletico) per sistemare la squadra, oliare i meccanismi, rifinire la preparazione atletica (già molto
buona da quel che si è visto), guarire da qualche colpo subito. Il Petrarca
troverà un Rovigo che parte con i favori
del pronostico insieme al Calvisano per quanto riguarda il discorso
scudetto. E per di più, rodato dal doppio scontro contro la squadra rumena di
Coppa Europa (ma non è detto che possa invece tornare da Tbilisi scornato e
bastonato…..). Per una squadra di
giovani come il Petrarca (ancor più giovane dello scorso anno!) il ruolo di
outsider si addice alla perfezione. L’importante è che i ragazzi non si facciano impressionare o
intimorire dall’affrontare a freddo un avversario forte come il Rovigo. La
paura è sempre una cattiva consigliera, perché annebbia le idee e fa diventare
molli anche le gambe più forti. Lo staff tecnico sono sicuro che lavorerà in
questa direzione, perché i ragazzi sono
forti e preparati. Devono solo dimostrarlo in campo senza timori
reverenziali.
Facile a dirsi
come spettatori, difficile da farsi in campo.
Ma
noi sostenitori dal cuore bianconero saremo a bordo campo proprio per
incoraggiarli fino all’ultimo minuto.
Forza Petrarca!
Angelo Volpe
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