Chi
ritiene che partiamo sconfitti, non venga al Plebiscito
L’invito
di Angelo Volpe a chi non crede che il Petrarca possa arrivare in finale, ma anche l'accorato appello perché chi ci crede venga allo stadio.
Siamo riusciti a buttar giù il boccone amaro,
amarissimo, della semifinale di andata? Digerita la batosta e il modo in cui
l’abbiamo subita, specie nel primo tempo?
Chi di dovere ha analizzato e compreso cosa non ha funzionato (al netto
da recriminazioni e giustificazioni di rito)?
Bisogna, si deve, averla digerita. Bisogna, si deve,
aver metabolizzato quella brutta sconfitta. E’ essenziale per poter guardare
avanti e non mollare. Perché ormai manca una manciata di giorni a gara 2 dei
play off con Rovigo.
Qualcuno ritiene che partiamo sconfitti contro
Rovigo? Se è così, che non venga nemmeno al Plebiscito. Vada al cinema o farsi
una passeggiata. Io non ci penso nemmeno lontanamente a sentirmi sconfitto. Non
è nelle mie corde la mentalità perdente, né tanto meno partire rassegnato.
E’ più di quarant'anni che mastico rugby e mai mi
sono sentito battuto in partenza, né nella mia breve e modesta esperienza da
giocatore, né dopo, da appassionato e spettatore.
Non c’è nulla di impossibile. Dobbiamo vincere 5-0
segnando almeno 4 mete per arrivare al bonus. Fatto questo, bisognerà lasciare
indietro nel punteggio il Rovigo di almeno 16 punti. Facile? Semplice? No,
ovviamente. A parole sì, è tutto facile, tutto possibile, lo so bene. In campo
le cose sono diverse. In campo ci sono sudore, fatica e una quantità
industriale di botte. Fuori dal campo è tutto facile. Davanti a una tastiera
poi, non ne parliamo… Siamo tutti professori pronti a giudicare. E io non sono
diverso dagli altri, sebbene abbia conosciuto personalmente, nel mio piccolo,
cosa significa scendere in campo e lottare senza risparmio.
Ma forse proprio per questo so quanto importante sia
il sostegno di chi è fuori. Quanto importante sia vedere che a seguire gli
allenamenti c’è qualcuno che è lì per te. Per farti sapere che ti sostiene e
che crede in te. Si stabilisce una specie di legame, una sorta di contratto
virtuale. E tu ti senti motivato e determinato, sia per dare un significato a
una intera stagione di sacrifici, sia per dare una gratificazione a chi è stato
sempre vicino alla squadra, magari senza darlo a vedere, quasi in secondo
piano, partita dopo partita senza clamori.
Domenica affrontiamo una partita che vale una
stagione pur non essendo (ancora) la finale di campionato, con in palio lo
scudetto. Quello sarà eventualmente un premio supplementare se riusciremo a
battere i rossoblù. Non sarà facile, anzi sarà difficilissimo. Per chi avesse
ancora dei dubbi, all'andata abbiamo visto di che pasta son fatti a Rovigo.
Potranno anche fare un campionato così e così, potranno anche avere difficoltà
interne, potranno anche arrivare alla fase decisiva con tanti dubbi da
sciogliere. Ma poi, quando scendono in campo, non ce n’è per nessuno. Gli ex giocatori petrarchini (e i veci
rovigotti) lo sanno bene per esperienza personale.
Una volta il derby era uno scontro di popolo, di
città, di culture, di economie, di classi sociali. Questo portava ad accrescere
ancora di più l’intensità dello scontro in campo. Oggi il derby è ancora la
partita più importante della stagione? Difficile a dirsi. Dipende forse
dall'età. Chi più ne ha (di anni), più appartiene a quel periodo di cui sopra.
I più giovani probabilmente vivranno invece il derby in maniera diversa.
Dopo il match di andata ho scritto in un post su Facebook
che una mandria di pitbull rossoblu ha sbranato dei cagnolini tuttoneri.
Qualcuno se l’è anche presa per questa espressione non cogliendone, ritengo, il
vero significato oltre le parole. Mi dispiace, purtroppo però la sensazione dei
tremila spettatori presenti al "Battaglini" nel vedere le due squadre in campo
era proprio quella di un molosso ringhioso alle prese con una preda incapace di
reagire. Almeno nel primo tempo. E con termini ben più coloriti…
Nella gara 2 di domenica vorrei tanto assistere a
uno scambio di ruoli. Vorrei vedere quindici pitbull tuttoneri scatenati che
azzannano senza pietà quindici cucciolotti rossoblù. Vorrei arrivare a
compatire quei cucciolotti fino a provarne tenerezza. Vorrei sentire ammutolire
quei cori sprezzanti e ingiuriosi che si erano alzati festosi dalla tribuna del "Battaglini". Per farlo servirà un furore agonistico interiore, ma anche e
soprattutto tanta lucidità mentale, tanta concentrazione, tanta voglia di
riscatto e di prendersi le dovute soddisfazioni.
Non sono un tecnico e dunque non metto becco in cose
tecniche. Ci sono altri che lo fanno per ruolo e competenze. Io posso solo
essere presente, tifare, sostenere, gridare, applaudire, incitare. Soffrire no
grazie, ho già sofferto abbastanza all'andata, quindici giorni fa.
Non si tratta di auspici dovuti quasi per obbligo o
per convenienza. Io ci credo fino in fondo alla possibilità di una rimonta.
Perché voi, ragazzi con la maglia tuttonera che scenderete in campo domenica,
avete le potenzialità per farlo. Avete le doti tecniche per poterlo fare. Avete
le capacità agonistiche necessarie, avete tecnici che vi daranno le direttive
tattiche per la partita.
Ma soprattutto in tante occasioni avete dimostrato
di avere il CUORE per poterlo fare. Perché il cuore è tutto. Il rugby è uno
sport di contatto e di sacrificio. E’ anche uno sport di intelligenza per
persone intelligenti. Ma alla base di tutto c’è sempre e solo il cuore. Il
cuore è tutto. E’ la benzina che fa girare le gambe a mille e che moltiplica le
forze. E’ l’energia che serve per infondere coraggio a se stessi e ai compagni.
Domenica in campo mi auguro e ci auguriamo tutti che
siano QUINDICI CUORI TUTTONERI pronti a tutto. Sulle tribune del Plebiscito
sono certo che ce ne saranno altre migliaia a sostenervi.
FORZA
NERI, FORZA PETRARCA!!!
Angelo
Volpe
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