L’entusiasmo
dura poco, poi il motore si ingolfa.
Niccolò Zago, il "samoano" del Petrarca (in una foto di repertorio contro Calvisano). Al rientro, ieri, dopo lungo infortunio: devastanti le sue penetrazioni in attacco. (ph Corrado Villarà) |
Stadio
Zaffanella, Viadana.
Il
Petrarca parte forte nel match di recupero contro Viadana. Roba che non si
vedeva da tempo: Eru che travolge avversari su avversari in percussione, Zago
(al rientro dal lungo infortunio) che recita la parte del caterpillar
portandosi sulle spalle in avanzamento due-tre avversari alla volta. Le terze
Giusti e Nostran che corroborano alla perfezione l’azione della mischia, la prima
linea che macina gli avversari costringendoli al fallo ripetuto con relativo
cartellino giallo. Woodhouse che, schierato estremo, si fionda in avanti più
volte e con efficacia, Benettin, centro, che fa danni nello schieramento
avversario ad ogni palla giocata. Squadra in palla e vantaggio di 10-0 al 17’.
Entusiasmante!
Uno
sprazzo ancora nel primo tempo con lunga pressione nei 22, la meta sembra dover
arrivare da un momento all’altro, ma l’azione finisce con un drop inaspettato
di Menniti-Ippolito che si spegne al lato.
Poi
qualcosa si spegne, all’improvviso manca la corrente, l’iniziativa viene
lasciata al Viadana che lentamente sale in cattedra macinando un gioco
tutt’altro che irresistibile, ma concreto e sistematico.
Il
Petrarca sta a guardare, gioca di rimessa, commette molti falli che consentono
al Viadana di rifarsi sotto e di rinfrancarsi nel morale.
Il
primo tempo termina sul 10-9.
Secondo
tempo sulla falsariga della seconda parte del primo, col Petrarca che sembra
stare a guardare, incerto e dubbioso sul da farsi. Poi arriva la meta del
Viadana con Du Plessis sul vertice alto opposto alla tribuna. Non si capisce
granchè, ma l’arbitro Damasco fischia.
Il
Petrarca è kaput? E’ quello che i pochi coraggiosi petrarchini presenti allo
Zaffanella temono.
Una
ventata di lucidità e di riscatto però arriva e riesce a riportare i neri nei
22 con una buona pressione, ma come troppo spesso succede quest’anno, senza
costrutto. Il Viadana ritorna a condurre il gioco per quel che si può su un
campo fangoso e scivoloso. Eru ritorna nell’oblio. Zago, provatissimo, si
spegne un po’ alla volta, i palloni escono dai raggruppamenti con la velocità
di un bradipo, Menniti-Ippolito e Francescato si fanno ribattere dei calci di
spostamento (quattro o cinque) che permettono al Viadana di fiondarsi in avanti
ringraziando sentitamente. La mischia soffre al punto di essere impietosamente
travolta in chiusa. Il Petrarca è in affanno, manca l’ossigenazione, continua
ad essere falloso e incassa altri calci di punizione. Come se non bastasse
Menniti-Ippolito fallisce un piazzato (non difficile) in un momento in cui
bisognava assolutamente segnare per tentare di invertire la rotta anche sul
piano psicologico. Cambi a raffica dalla panchina da entrambe le parti che
gelano il match per interminabili minuti (ma non sarebbe meglio cambiarli tutti
in una volta per risparmiare sul tempo perso?).
Ritmo-gara
definitivamente rotto, poche idee sul piano del gioco e dell’iniziativa
completano il quadro triste e desolante del Petrarca in una grigia e tetra giornata
invernale della bassa mantovana.
Una
giornata da dimenticare.
Dopo
la fine dell’incontro il parterre cerca di ravvivarsi col Terzo tempo delle
Ombre Nere, ma l’umore generale è funereo, musi lunghi, orecchie sottoterra.
Chicco Conforti, spettatore obbligato a causa di un problema ad un ginocchio, è
l’emblema vivente dello stato d’animo generale sulla sponda petrarchina.
Triste
e avvilito, poro toso.
Si
torna a casa con le pive nel sacco, come troppo spesso è successo in questa
maledetta stagione, ripromettendosi che, la prossima trasferta, sarà meglio
andare al cinema o farsi una vasca sul Liston piuttosto che sciropparsi tanti
chilometri per rodersi il fegato.
Domenica
prossima, col campionato ancora fermo per il VI Nazioni, si gioca il recupero
tra Lazio e L’Aquila. Realisticamente è lecito ipotizzare una vittoria dei
romani, che così supererebbero in classifica il Petrarca che si ritroverebbe al
decimo posto, virtualmente ultimo in classifica escludendo le due cenerentole,
L’Aquila e Prato, che fanno corsa a parte.
Mancano
le parole per esprimere compiutamente lo stato d’animo di un appassionato dal
cuore petrarchino che vede questo scempio. Soprattutto quando la squadra
dimostra, anche se solo per 20 minuti, di avere doti e qualità per imporsi
sugli avversari. Che cosa succeda ad un certo punto, quando tutto smette di
girare a dovere e il motore si imballa e si ingolfa, credo che nessuno sia in
grado di dirlo.
Non
il sottoscritto, di certo.
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