Difesa granitica di
Calvisano, nonostante gli innumerevoli tentativi del Petrarca.
Il regalo di Babbo Natale? Via subito dall’ottavo posto!
Il
Cammi Calvisano si aggiudica nettamente questo match di semifinale del Trofeo
Eccellenza che, checchè se ne dica, valeva come rivincita morale della partita
persa inopinatamente due settimane fa in casa dal Petrarca all'ultimo secondo
di gioco.
Inutile
girarci intorno. E' vero, ogni partita fa storia a sé, ma con un punteggio del
genere difficile continuare a prendersela con l'arbitro e quel fallo fischiato
contro il Petrarca che è stato la chiave di volta dell'incontro di quindici
giorni fa. Ma, anche in quest'ottica, vale comunque la pena di fare qualche
riflessione per come è andata la partita di sabato.
Sia
ben chiaro, lo ripeto e lo ripeterò fino alla noia, non sono un tecnico e non
ho competenze specifiche, se non decenni di rugby amato e vissuto col cuore.
Lungi da me l'idea di atteggiarmi a saccente e competente. Prego i miei "dodici
lettori" di prendere queste mie riflessioni come pensieri a voce alta
di un semplice appassionato.
Santiago Rocchia: ultimo arrivato in casa bianconera, è uno dei punti di forza del Petrarca. Sabato ha ingaggiato una sfida "maschia" contro Ferraro, un ex tra i più duri (ph. Corrado Villarà) |
A
leggere il risultato, 25-0, sembrerebbe che ci sia stata una sola squadra in
campo nel match tra Calvisano e Petrarca.
Non è così.
Il Petrarca c'era e si è
battuto alla grande. Ma questa non è una notizia, perché nel corso della
stagione i ragazzi non si sono mai tirati indietro quanto a impegno, coraggio e
volontà di onorare la maglia bianconera. Il tema della partita è stato duplice:
a) lo strapotere della difesa del Calvisano, un vero muro invalicabile;
b)
l'incapacità di progredire sui punti d'incontro da parte del Petrarca.
Punto
primo: le difese.
La
partita è stata dominata dalle difese. Discorso valido per tutto il rugby
moderno, a mio avviso. La regola è quella aurea "primo, non
prenderle". Il Calvisano ha fatto la partita perfetta sotto il profilo
difensivo. Una barriera granitica che ha resistito ad ogni assalto e da tutte
le posizioni. Il Petrarca le ha provate davvero tutte per fare breccia, ma non
c'è stato nulla da fare. Lo zero del punteggio si spiega così, ma anche con la
scelta del Petrarca di non piazzare nessuna delle punizioni a favore
assegnate dall'arbitro. La scelta è stata quella di andare in touche per
tentare di piazzare il colpo da 5-7 punti e rientrare in partita. Succede che le
touche il Petrarca le ha anche vinte e bene, ma poi al momento di impostare un
drive con la mischia, di avanzare in moule e conquistare terreno, insomma di
concretizzare la scelta della touche in qualcosa di tangibile in termini di
punteggio, ogni tentativo si è infranto di fronte alla capacità del Calvisano
di sgretolare ogni tentativo. Schieramenti di moule sbreccati come fossero di
coccio, nessuna coesione per concentrare i vettori della spinta e tentativi
tutti falliti. Tutti.
Ecco
come si spiega lo zero del punteggio.
Nel
solo secondo tempo (una mezzora passata nei 22 del Calvisano a ridosso dei 5
metri) sono state 5 o 6 le touche vinte dal Petrarca a ridosso della
linea di meta e poi sbriciolate dai difensori calvini. Viene da domandarsi se
non fosse il caso, dopo il secondo-terzo tentativo, di cambiare scelta e
piazzare qualche punizione che avrebbe almeno mosso il punteggio. Sul 18-0
con 2-3 calci si poteva forse cambiare qualcosa nell'andamento della partita.
Ma "del senno di poi" son piene le fosse...
Punto
secondo: l'attacco.
Il
Petrarca ha attaccato a testa bassa per tutto l'incontro, con caparbietà e
testardaggine. In mischia si sono battuti tutti come leoni con l'argentino Rocchia
a fare da mattatore senza esclusione di colpi. Di grande spessore agonistico il
duello imbastito con Ferraro, tallonatore ex Petrarca, notoriamente ruvido e
baruffante, spesso oltre il limite della correttezza. Nel confronto con la
possente mischia giallonera, quella petrarchina non ha affatto sfigurato, anzi
molto spesso in chiusa ha preso il sopravvento. Il primo tempo si è chiuso
sul 10-0 con un sostanziale equilibrio, rotto soltanto dall'infortunio
difensivo di Bellini che è costato la meta di Di Giulio allo scadere. Palla
alta e presa al volo a braccia tese sopra la testa della giovane ala
petrarchina, palla che sfugge all'indietro catturata da Di Giulio che schiaccia
in meta. Un infortunio, un errore deprecabile (succede anche nelle migliori
famiglie), ma che è costato una meta. Per di più allo scadere del tempo e quindi
senza possibilità di replica bianconera. La difesa del Petrarca fino a quel
momento si era comportata bene. Meno rocciosa di quella del Calvisano, più
duttile e malleabile, ma sostanzialmente solida. La differenza visibile era che
nei punti d’incontro i nostri raramente riuscivano a guadagnare un vantaggio in
termini di metri, mentre il Calvisano riusciva sempre a prendere quei maledetti
2-3 metri col quale tenere vivo il gioco. Ma, tuttavia, nessuno era passato
fino al 39' del primo tempo. Nel secondo tempo, alla meta iniziale di Steyn
schierato all'ala e frutto di una disattenzione difensiva (un colpo di mona...)
con buco creato da Seymour (potrei sbagliarmi sul nome) e palla che viaggia al
largo, segue una volitiva reazione petrarchina che per 20-25 minuti schiaccia
il Calvisano nei 22 difensivi. Ed è qui che si è giocata la partita. Un attacco
che non riusciva a sfondare da una parte e una difesa di granito dall'altra. Il
Petrarca ha attaccato a ridosso dei 5 metri e pur attaccando retrocedeva
regolarmente fino ai 22. Il che costringeva a ricominciare tutto daccapo. Della
scelta di giocare in touche le punizioni a favore si è già detto. Non è la
prima volta che succede. Forse, ripeto forse, quando le cose si imbarcano male
e si è ancora su un punteggio "stretto", varrebbe la pena di cercare
la via della piazzola invece dello scontro a tutti i costi, muro contro
muro. Non so se sia una scelta di Marcato (apertura e calciatore), del capitano
in campo o di Moretti dalla panchina, ma resta il fatto che lo score lascia a
zero il Petrarca inducendo a pensare che la partita sia stata a senso unico,
quando in realtà la battaglia c'è stata e anche dura.
Ne
ha fatto le spese Cavalieri col setto nasale a pezzi. Il Gazzettino scrive di
un colpo ricevuto da un compagno di squadra, in realtà è stata una ginocchiata
assolutamente fortuita ricevuta da un giocatore bianconero che gli è caduto
involontariamente sopra in una fase di gioco aperto. In tema di infortuni,
dispiace davvero per il povero Zago che, entrato nel secondo tempo per rilevare
Eru, nel giro di cinque minuti, neanche il tempo di entrare in clima
partita, si è probabilmente fatto fuori il legamento collaterale del ginocchio
con prevedibile stop di uno-due mesi. Una grave perdita per il Petrarca. Auguri
bocia.
Luigi Ferraro, tallonatore, uno degli ex: molto spesso discusso per i suoi comportamenti "sopra le righe", sabato ha trovato pane per i suoi denti contro Santiago Rocchia (ph Corrado Villarà) |
Insomma,
alla fine dei discorsi il Petrarca da addio alla finale di Coppa Italia
(alias Trofeo Eccellenza), che poteva essere uno degli obiettivi stagionali
insieme ai play off. Rimane il campionato, a cui dedicarsi anima e cuore
con il compito tassativo di riuscire ad agganciare il quarto posto.
Impresa difficile, vista l'attuale classifica del Petrarca. Basterebbe una
sfilza di risultati positivi da qui fino ad aprile? Chissà.
Quello
attuale è un ottavo posto che equivale all'ultimo, considerando fuori
competizione le due cenerentole Prato e L'Aquila. Piange il cuore nel fare
questa constatazione, ma è la realtà. E di fronte alla realtà bisogna solo
prenderne atto. Sabato prossimo (20/12) alla Guizza col San Donà sarà una gara
allo spasimo fra due deluse, con in palio la possibilità di abbandonare
l'ottavo posto in classifica.
Roba
da non crederci.
Saremo
a ridosso del Natale, chissà che un Babbo Natale dalla barba bianconera non ci
faccia un bel regalo... Ci vorrebbe proprio.
Speriamo
bene e FORZA PETRARCA!
Angelo Volpe
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